Bella è bella, anzi bellissima. In più dotata della naturale eleganza che solo le modelle hanno in dono. Eva Riccobono, siciliana con sangue tedesco nelle vene, oltre che stupenda è anche umile. Ha fatto il salto nel cinema senza evitare la fila, anzi dedicandosi con slancio a quei ruoli minori che sono la migliore scuola per arrivare in alto. Nel 2008 quando Verdone la chiama accanto a sé in Grande Grosso e Verdone in molti l'aspettano al varco, invece stupisce cavandosela benissimo nella parte della prostituta di alto bordo. Poi silenzio per un lungo periodo, fino a una partecipazione nel discusso E la chiamano estate di Paolo Franchi.
L'occasione giusta è però Passione sinistra di Marco Ponti, che le regala un Ciak d'oro come migliore attrice non protagonista. E ora eccola madrina della 70. Mostra di Venezia. Un ruolo mai facile, figurarsi nell'anno del settantennale. Ma anche in questo caso sfodera l'approccio perfetto: “E' il mio anno fortunato –confessa senza reticenze -, prima il Ciak d'oro e ora Venezia: non mi vergogno a dire che in entrambe le occasioni ho pianto di felicità. Non mi accadeva da quando muovevo i primi passi nella moda ed ero capace di entusiasmarmi per ogni piccolo riconoscimento. Quando mi hanno chiesto di essere la madrina della Mostra mi sono sentita onorata e allo stesso tempo ho avuto paura di non essere all'altezza perché di solito questo per un'attrice è un punto di arrivo, mentre io sono solo agli inizi. Poi ho pensato che Barbera attraverso me volesse invitare tutti a guardare avanti. Credo sia il segno della sua idea di festival, visto che l'anno passato i film possedevano tutti forti elementi di novità e di apertura verso un cinema non scontato”.

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