“Una contraddizione in sé, uno spreco di talento e una storia molto triste. Non è un documentario sulla sua vita, ma di certo ha portato nella vita del suo popolo dolore e sofferenza. Eppure, ha anche aiutato i bisognosi, i poveri, e per loro è un eroe, un Robin Hood: nemmeno le puoi criticare queste persone”. Parola di Benicio Del Toro che interpreta il boss colombiano del narcotraffico Pablo Escobar in Escobar: Paradise Lost di Andrea Di Stefano, in cartellone al Festival di Roma nella sezione Gala.Nel film, il canadese Nick (Josh Hutcherson) pensa di aver trovato il paradiso quando raggiunge il fratello in Colombia: laguna turchese, spiagge stupende, l'habitat ideale per un surfista. E le cose addirittura migliorano quando incontra la stupenda Maria (Claudia Traisac): si innamorano, tutto va alla grande, finché la ragazza non gli presenta lo zio. Pablo Escobar. A scrivere la sceneggiatura e dirigere l'Italiano Di Stefano, che si è ispirato in partenza “alla storia di un mio amico, un bolognese che aveva conosciuto Escobar, per il quale cucinava, e pensava di essere un suo amico: ebbene, Pablo avrebbe cercato di ucciderlo. Non seguiva le regole criminali, uccideva anche le persone a lui vicine, se non care: qui inquadro un'anima pura, Nick, che quando lo conosce inizia la discesa agli inferi”.
“Non conoscevo Escobar, sapevo solo che era il Robin Hood della droga, ora posso dire che era mostruoso”, dice Hutcherson, mentre il regista osserva come “la Colombia solo ora sta uscendo dalla sua eredità. Io ho  raccontato la tragedia greca di un uomo che incontra un semidio che lo porta alla morte…”. Sull'aspetto produttivo della sua opera prima, Di Stefano non ha consigli da dare, solamente elogia “la mia testardaggine: bisogna difendere la propria idea, fare vita da mediano, battersi e andare avanti”, e spiega perché Escobar: Paradise Lost è stato prodotto (Pathè e Orange) e finanziato con capitale francesi: “In Italia ci sono grandissimi produttori, ma un film con questo budget in Italia è un problema… I produttori italiani manco li ho cercati, mi hanno dato fiducia i francesi, nonostante parlassi loro del film in uno stentato franco-italiano...”.