Che non è quello delle tessere che, in piedi vicine le une alle altre, si abbattono fino a che non una ne rimane in piedi. No, l'effetto domino che si verifica qui alla Mostra di Venezia è un vero e proprio effetto "dominante", nel senso che come in ogni manifestazione a piramide (una base ed un vertice) scatta la caccia alle "punte" che colonizzano l'immaginario della massa. Il vertice, è chiaro, è rappresentato di volta in volta dalla star di turno. È piuttosto comune in questi giorni imbattersi in Quentin Tarantino e Joe Dante, oppure in Spike Lee e Tim Robbins, che come gente comune, della base, si aggirano per il Lido. Ed è curioso notare come tutti siano convinti di vederli ovunque, almeno in parte: quello assomiglia a Tim Robbins, quell'altro cammina come Quentin Tarantino, quell'altro ancora ha la giacca, nera, di Marco Müller. Potenza del cinema! E dei festival, che di volta in volta creano delle icone e talvolta addirittura dei modelli. Accanto ai classici, ai sempreverdi come Enrico Ghezzi ad esempio, si affiancano i nuovi entrati. Sarebbe curioso indagare le cause di questo fenomeno. È come se un personaggio, ed ecco l'effetto domino, creasse una aspettativa nel pubblico, un'ansia da riconoscimento che sfocia nella creazione di tanti sosia che sosia non sono. Da dietro si può anche assomigliare a Tom Cruise, ma davanti, il sorriso? Per non parlare delle donne ovviamente. Che in verità creano meno sconquassi per un fatto squisitamente numerico: ce ne sono meno. La notorietà d'ora in avanti si misurerà anche con la diffusione di questi curiosi meccanismi identificativi. Insomma, se una stella non sprigiona altre stelle, che razza di stella è? Comunque, se vedete uno che vi sembra Michele Placido, non fischiategli per farlo girare. Potrebbe arrabbiarsi.