“Mi piace fare i film, ma non accompagnarli. Martin Eden ha viaggiato da solo, e ha avuto un’ottima accoglienza. È stato venduto un po’ ovunque, anche se adesso ha subito dei rallentamenti per il Covid. Ma tra un paio di giorni dovrebbe uscire in Spagna. Credo sia una storia molto contemporanea. Martin è un eroe negativo, non lo amo. Perde il controllo della realtà, tradisce le sue origini”, spiega Pietro Marcello, regista di Martin Eden, candidato agli Efa (European Film Award) per miglior film, regia, sceneggiatura e attore. La cerimonia si terrà domani alle 20.

Martin Eden è un classico della letteratura del Novecento, a dargli vita è stato lo statunitense Jack London. Racconta di un marinaio che diventa scrittore, e si innamora di una ragazza borghese di San Francisco. “Io e lo sceneggiatore Maurizio Braucci abbiamo ambientato il nostro film qui in Italia, a Napoli, tra terra e mare. Quando London ha scritto il romanzo è stato molto criticato, anche se si trattava di un attacco all’individualismo. All’inizio non l’hanno compreso, però per fortuna in America il mio film è stato apprezzato. Forse si erano dimenticati dell’originale, e così lo hanno riscoperto. E capito. Nel libro, London aveva già anticipato quello che sarebbe venuto dopo. Oltreoceano sono stati bravi a interrogarsi sul passato, ad affrontare il corso e il ricorso della Storia”.

 

Martin Eden
Martin Eden
Martin Eden
Martin Eden

Il protagonista del Martin Eden di Marcello, presentato in anteprima a Venezia 76, è Luca Marinelli. “Ho pensato a lui fin dal primo momento. Abbiamo fatto un lavoro straordinario insieme per interiorizzare il personaggio. Spero davvero che lui riesca ad avere un premio. Se lo merita”.

E sui progetti futuri: “Sono contento perché con Alice Rohrwacher e Francesco Munzi stiamo realizzando un reportage, un viaggio in Italia. Vogliamo dare voce ai giovani, che oggi non sono ascoltati da nessuno. La pandemia ci ha costretti a fermare le riprese, però abbiamo continuato immergendoci nel montaggio. Non bisogna solo pensare a opere monumentali, bisogna anche essere bravi a cogliere le necessità del nostro tempo”.

Tornando a Martin Eden: “Sono anche tra i produttori. In principio doveva essere più lungo, più ampio. Non è stato facile, però ho avuto piena libertà. Io mi sento un artigiano. Mi appassiona tutto ciò che è tecnica, è come se fossi un cineamatore degli anni Settanta. Macchine da presa, pellicola, materiale di repertorio… L’archivio è la Storia, ed è per questo che ci sono legato”.

Le sale cinematografiche sono in crisi. “Dobbiamo proteggerle. Un giorno vorranno creare supermercati e bingo al posto dei cinema. La responsabilità di tutto questo è anche dei registi, che non si sono opposti, che non hanno combattuto. L’autocritica è fondamentale”.