Il Torino Film Festival quest'anno ha assistito alla primavera del cinema sardo. Dal capoluogo piemontese è partita la conquista della terraferma nazionale dopo il successo nella laguna veneziana di Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, vincitore anche del premio Schermi di Qualità. Poi al Festival di Roma, il film su Tiberio Murgia e prima era uscita Roba da Matti, la commovente docufiction di Enrico Pitzianti. Testimone d'eccezione di questo momento particolarmente produttivo è la direttrice della neonata Sardegna Film Commission Nevina Satta, che a Torino ha accompagnato i tre registi sardi. “La Fondazione è nata nel novembre del 2011 – spiega Satta - ma è stata consolidata dalla presentazione ufficiale a Venezia grazie al film di Mereu. Torino è un'altra vetrina straordinaria”.
Al TFF ci sono state due opere sarde in concorso e una nella sezione Festa Mobile.
Su Re di Giovanni Columbu, che torna a dieci anni da Arcipelaghi, con un film difficile da fare e da promuovere, con attori non professionisti dal cuore della Barbagia, che impone una riflessione profonda sulla Passione di Cristo. Il secondo, ancor più ancorato al territorio delle rocce granitiche è un incrocio tra doc d'inchiesta e film di poesia, L'amore e la follia di Giuseppe Casu, il ritratto dei minatori del Sulcis, cominciato tre anni fa, con finanziamenti francesi, e concluso a ridosso delle selezioni del TFF. Dimmi che destino avrò di Peter Marcias, invece, investiga una situazione locale, la complessa convivenza civile virtuosa di cittadini cagliaritani e la comunità rom. Patrocinato dall'Unicef, girato nei campi rom, ha beneficiato del Fondo ospitalità della Fondazione.
Tre film che mostrano una Sardegna diversa. Quale sarà il loro destino distributivo?
Su Re di Columbu verrà distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti nella prima metà del 2013. Il film di Marcias esce oggi in Sardegna e dalla prossima settimana sarà nelle sale della Capitale per Arcopinto, mentre durante il periodo natalizio sarà on demand su repubblica.it. Il doc di Casu girerà altri festival e avrà sicuramente una distribuzione francese.
Tre film in cui la Sardegna è protagonista (Su Re è in sardo sottotitolato), che lavoro state facendo per promuovere gli autori sardi e il cinema sull'isola?
Vogliamo avviare e diffondere una cultura del cinema e della filiera cinematografica in Sardegna dove il cinema è di casa. Con il battesimo veneziano abbiamo cominciato a portare il mondo in Sardegna e la Sardegna nel mondo. Stiamo lavorando per una certificazione internazionale per sostenere i talenti sardi nel network dei mercati internazionali, nelle occasioni di confronto e coproduzione. Alterniamo la produzione di qualità con produzioni commerciali come E io non pago. Stiamo pensado di organizzare corsi di formazione per le maestranze itineranti perché abbiamo una straordinaria realtà artigiana.
Ma la Sardegna è ricca di location che la rendono un luogo ideale anche per produzioni non necessariamente legate all'identità territorio, avete già contatti internazionali o nuovi progetti nazionali all'attivo?
Il “Cinema made in Sardegna” per noi è tutto quello che trasforma l'insularità in una risorsa. Tra pochi giorni sarà presentato il secondo film di Rocco Papaleo, ambientato in un generico meridione, ma che è stato girato vicino a Oristano in un faro abbandonato diventato poi elemento narrativo fondamentale. L'avvio di produzioni in loco porta capitali e mette in moto l'industria del turismo con una ricaduta immediata sul territorio. Abbiamo già avuto molte richieste, nel 2013 ospiteremo una produzione russa, abbiamo in cantiere circa otto lungometraggi di finzione e cinque documentari. Gli interlocutori principali fin'ora sono stati Francia, Germania, Olanda e Usa. Bisogna investire anche per far viaggiare i registi sardi all'estero. Cerchiamo di collaborare con le altre Film Commission italiane ed europee. Per questo di nuovo a Torino a metà dicembre insieme alle Film Commission nazionali per un aggiornamento professionale, per discutere una strategia per far fronte alla crisi e per cominciare a costruire un codice di lavoro comune.