E' passato più di un decennio dal suo ultimo film di finzione (Hollywood Confidential, 2001), ma valeva la pena aspettarlo: con She's Funny That Way, fuori concorso a Venezia 71, Peter Bogdanovich torna dietro la mdp e lo fa alla grande, regalando al pubblico della Mostra un omaggio alla screwball comedy classica piena di ritmo e di brio: "Mi piace far ridere la gente - ha detto il regista de L'ultimo spettacolo - e credo che regalare la gioia del riso al pubblico sia un'esperienza meravigliosa. Una volta Cary Grant mi ha detto che bisognava andare al cinema e guardare e sentire mentre altre 350 persone sghignazzano, perché è una cosa che ti scalda il cuore. Aveva ragione".
Ambientato a New York, tra alberghi di lusso e le quinte di Broadway, She's Funny That Way è un film corale che incastra in un tourbillon di equivoci, tresche e misfatti i destini di un regista teatrale e della moglie, dello sceneggiatore e di una psicologa, di una star famosa e di un giudice, le cui vite prendono una piega strana e incasinata nel momento in cui fa capolino una escort che sogna di diventare un'attrice.
"L'idea mi era venuta alla fine degli anni '70 - ricorda Bogdanovich - mentre preparavo ...e tutti risero con Ben Gazzara e Audrey Hepburn, un film che parlava di detective e di escort e per il quale avevo incontrato delle vere prostitute che sognavano di fare cinema. Alla fine degli anni '90 io e il mio amico John Ritter abbiamo scritto la sceneggiatura del film. Era un periodo molto triste per noi e avevamo bisogno di fare una commedia. Ma l'improvvisa morte di John, che avrebbe dovuto fare anche la parte del protagonista, mi fece accantonare il progetto. E' stato l'incontro qualche anno fa con Wes Anderson (produttore esecutivo del progetto, ndr) a rimetterlo in moto: Wes mi ha presentato owen Wilson, l'attore che volevo per il mio personaggio".
"Non credo di aver dato un grosso contributo alla sceneggiatura - interviene Wilson, che interpreta il regista teatrale - ma ritengo invece di dover ringraziare Peter Bogdanovich per l'opportunità che mi ha dato di lavorare con lui e per essere stata una fonte d'ispirazione costante per me: in fondo se c'è un vero regista di Broadway tra noi, quello è lui". E sulle affinità tra questo personaggio e quello dello sceneggiatore di Midnight in Paris di Allen, Wilson aggiunge: "E' innegabile, ci sono molti punti di contatto. In primo luogo il fatto che entrambi abbiano qualcosa di me stesso. E il fatto che siano entrambi creazioni di due gentiluomini come Woody e Peter".
Altro personaggio centrale del film è New York: " New York ha una sua magia - conferma Bogdanovich -. Le persone dicono che è cambiata, certamente buttano giù grattacieli e ne costruiscono di nuovi, ma è sempre la stessa: resta una fonte di ispirazione. Girare lì fa la differenza".
Amaro invece il giudizio su Hollywood: "Non voglio mordere la mano che (non) mi dà da mangiare - scherza -. Credo che malauguratamente Hollywood si sia mossa nella direazione sbagliata: prequel, sequel, cartoon e supereroi. Titanic, con quello che è costato e soprattutto per quello che poi ha incassato, ha fatto da battistrada. Ma io preferisco i film più piccoli. Oggi ci si chiede come fare 300 milioni di dollari nel primo weekend: siamo in un periodo di decadenza in America."