Alla fine col cerino in mano ci sono rimasti loro: Sergio Zavoli e Paolo Fabbri, rispettivamente nuovo Presidente e neo Direttore della Fondazione Fellini. Svolta dunque nell'organigramma e nel futuro dell'istituto dopo un'estate di passione in cui è successo di tutto, fino alla minaccia di chiusura. Ripercorriamo in breve le tappe di quanto è accaduto: a giugno la Fondazione denuncia un buco di bilancio di circa 500 mila euro; il 15 luglio Avati lascia la presidenza dopo più di un decennio; passa un mese e l'incarico è ancora vacante dopo il no di Ermanno Olmi prima, e di Giuliano Montaldo poi; a fine agosto tocca a Vittorio Boarini, storico direttore della Fondazione, rassegnare le dimissioni, seguito dal consigliere Mario Sesti. Intanto il buco si è allargato: 800 mila euro. Ora la palla passa a Zavoli e Fabbri, e al secondo chiediamo chi gliel'ha fatto fare: "E' quello che ci siamo chiesti io e Sergio - dichiara a caldo il semiologo - Ma il fatto di essere entrambi riminesi e la volontà di salvare un'istituzione che appartiene a tutta la città ci ha fatto propendere per il sì".
Un mandato "esplorativo" lo definisce Fabbri, "perchè vogliamo - chiarisce il nuovo direttore - che non si protragga negli anni come è successo ai nostri predecessori. Le istituzioni hanno bisogno di rinnovarsi perché dopo un po' l'energia e la voglia di chi le rappresenta vengono meno". E sulla scelta di Montaldo e Sesti di rinunciare ai rispettivi incarichi dice: "Giuliano Montaldo aveva accettato la presidenza senza che Boarini lo avesse messo al corrente che quell'incarico, lungi dall'essere un semplice ruolo onorario, comportava la responsabilità economica dell'istituto; per quanto riguarda Sesti non ne so molto, ma penso fosse molto legato a Boarini e che abbia deciso di andare via subito dopo le dimissioni di Vittorio. La sua competenza e la sua giovane età ci avrebbe fatto comodo, ma al suo posto ne nomineremo uno altrettanto bravo: Marco Bertozzi". Ma prima, continua Fabbri, "dovremo trasformare la Fondazione in fondazione. Sembra un paradosso, ma è la pura verità: fino ad oggi questo istituto è stato solo un'associazione, che ha un profilo giuridico ben diverso e meno attenzione alla gestione dei conti rispetto a una fondazione".
E, a proposito di strategie di contenimento dei costi e di rientro dal deficit, Fabbri annuncia alcune importanti novità: "Peseremo meno sul pubblico affidandoci ai privati; trasformeremo la rivista cartecea in magazine online; lo stesso sito andrà potenziato e rinnovato grazie anche al contributo di un art director come Paolo Rosa; cercheremo infine di coinvolgere università italiane e straniere mettendo a disposizione dei loro ricercatori il Libro dei Sogni di Fellini, un tesoro immenso che la Fondazione ha acquisito senza averlo sfruttato a dovere". Una voglia di ripartire condensata nello slogan che Fabbri stesso ha coniato: "Da fellinisti dobbiamo diventare felliniani: passare cioè da una fase di puro collezionismo a una di valorizzazione della visionarietà di Federico Fellini nell'ambito della cultura europea". Ma il sogno nel cassetto rimane "la riapertura del cinema Fulgor, il cinema di Fellini, e la sua trasformazione in casa della Fondazione. Meglio, Casa del Cinema. Una volta realizzato questo obiettivo potrò lasciare l'incarico". Tempo stimato? "Tre, al massimo cinque anni".