Il pretore di Cuvio, romanzo bestseller di Piero Chiara del 1973, diventa un film 40 anni dopo aver dominato le classifiche letterarie. A firmare la regia de Il pretore, nelle sale dal 3 aprile, è Giulio Base, che torna al cinema dopo 15 anni di fiction di successo, mentre ad interpretare il protagonista Augusto Vanghetta, pretore di una piccola provincia lombarda sul Lago Maggiore negli anni '30, donnaiolo e traffichino, è Francesco Pannofino. Sempre più distratto nei confronti dei suoi impegni coniugali con Evelina (Sarah Maestri) e del suo lavoro in pretura, a causa della sua passione per le donne e delle sue velleità teatrali, Vanghetta assumerà il giovane avvocato Mario Landriani (Mattia Zàccaro Garau), destinato ad innamorarsi di sua moglie e a stravolgere la sua vita. Nel cast ci sono anche Eliana Miglio, Carlina Torta, Debora Caprioglio, Carlo Giuseppe Gabardini e Massimiliano Cavallari (ex Fichi d'India), che ricreano l'ambiente umano della provincia sulle rive del Lago Maggiore, fra Luino e la Valcuvia.
“Piero Chiara - dice il regista - è uno di quegli scrittori amabili, di successo, non sapientoni e non beceri. Raffinato ma non lezioso, divertente e spesso piccante, senza mai essere scurrile. E' quindi proprio questa la rotta che ho cercato di seguire nella messinscena di quelle pagine: la giusta misura fra commedia di costume e dramma umano”.“La trama del film è la più antica del mondo - spiega Base - lui, lei, l'altro. Ma l'abilità di Piero Chiara, al cui romanzo sono rimasto molto fedele, è soprattutto quella di far assurgere la piccola provincia italiana a debolezza universale. In questa storia, nessuno è innocente ma c'è anche grande tenerezza nel descrivere le debolezze di ciascuno”, spiega il regista che sottolinea l'attualità della storia ambientata negli anni '30: "Ci sono alcune caratteristiche dell'italianità che non sono mai cambiate: la prevaricazione, l'uso del potere per fini personali, l'uso della propria carica per ottenere favori sessuali, la raccomandazione, la giustizia incerta...", prosegue il regista che in questi mesi ha girato anche un altro film per il grande schermo Mio papà, con Giorgio Pasotti e Donatella Finocchiaro. Nel ruolo della coprotagonista, moglie del pretore, c'è Sarah Maestri, che è anche artefice di questo film, di cui è produttore associato: "Volevo riportare il grande cinema nella mia Luino e pensavo che Il pretore di Chiara fosse la storia giusta. Ci ho messo due anni però a convincere gli eredi dello scrittore a vendere i diritti cinematografici, che erano bloccati da 35 anni per una forma di rispetto. Perché da questo romanzo lo stesso Chiara avrebbe voluto trarre un film che non riuscì a realizzare. Alla fine però ce l'abbiamo fatta e sono molto contenta di questo film", aggiunge l'attrice-produttrice. "Poter raccontare per immagini un'opera letteraria di successo è sempre un privilegio. Intanto si ha la sicurezza che la storia, la trama, funzioni. Certo, il privilegio costa il rischio che si corre di non riuscire a restituire al pubblico cinematografico le stesse emozioni che hanno avuto i lettori. In questo caso poi, il rischio è doppio, visto che i precedenti registi che hanno diretto film tratti da romanzi di Piero Chiara sono alcuni grandi maestri del cinema italiano a cui non oserei nemmeno lontanamente paragonarmi". Il film è prodotto da Lime Film in collaborazione con Rai Cinema ed è distribuito da Mediaplex.