“Dobbiamo parlare di storie tabù come questa, se vogliamo migliorare la società: in Grecia le nuove generazioni sentono l'obbligo di dire la verità, e il cinema può ancora cambiare il mondo”. Parola del regista greco Alexandros Avranas, che oggi porta nelle sale italiane Miss Violence, il film-scandalo dell'ultima Mostra di Venezia, dove ha conquistato il Leone d'Argento per la regia e la Coppa Volpi al protagonista Themis Panou.
Incesto, suicido, violenza e pedofilia, tutto accade in famiglia, sotto il pugno di ferro di un padre-padrone (Panou): c'è chi ha accusato il film di immoralità, ma Avranas non si scompone, perché “i detrattori del film non vogliono vedere la verità”. Dopo il successo di Miss Violence, ha in cantiere due progetti, uno di lunga gestazione su Alba Dorata, il movimento di estrema destra greco: “Un grande film, titolo Europa, con location in Iran, Turchia e Grecia: servono tre anni di pre-produzione, budget e tanta gente, non faceva ancora per me, e per ora ho preferito dedicarmi a Miss Violence, ma non è detto non lo riprenda”. Il secondo progetto riguarda la politica, meglio, al corruzione della classe politica: “Sapete perché in Grecia non abbiamo la mafia? Perché la mafia è la politica”. “Oggi la Grecia è solo depressione – prosegue il regista intervistato da RdC – e quando giravo Miss Violence, pensavo al nostro governo, a come ha distrutto il Paese, le nostre vite, le nostre prospettive. Ma chi abbiamo votato Primo Ministro? Abbiamo ridato il potere a chi c'aveva gettato nella disperazione: sappiamo ne è responsabile, ma siamo afflitti dalla sindrome di Stoccolma, e abbiamo votato ancora il nostro carnefice”. L'indiziato è appariscente: Antonis Samaras, politico di lungo corso, esponente di Nuova Democrazia, premier dal 20 maggio 2012. E Avranas incalza: “Il padre di questa famiglia è il nostro primo ministro: ha in mano tutte le tessere del puzzle, solo lui conosce la soluzione, e non permette alcun dialogo diretto tra i familiari”.