Un film dalla parte delle donne. Arriva dall'India e attraverso una storia tutta al femminile si unisce alla lotta di Amnesty International in difesa del diritto alle pari opportunità e contro ogni tipo di violenza domestica, schiavitù e prostituzione. E' Water già presentato con successo allo scorso Festival di Taormina e in uscita nelle sale italiane il 6 ottobre distribuito da Videa-CDE e Warner Bros. Il film sarà presentato il 2 ottobre a Roma e per l'occasione sarà in Italia la regista Deepa Mehta, accompagnata dal ministro per le politiche europee Emma Bonino e dal portavoce di Amnesty International Riccardo Noury. Terzo capitolo di una trilogia sugli elementi fuoco, terra e acqua, Water racconta la difficile condizione della donna in India negli anni Trenta, prima dell'ascesa del Mahatma Gandhi e lo fa attraverso la storia della piccola Chuyia. Vedova all'età di appena 8 anni viene costretta ad abbandonare la propria famiglia per trasferirsi in una casa che ospita altre 14 donne, tra i 18 e gli 80 anni, nelle medesime condizioni. Vivono tutte in penitenza con l'unica colpa di aver perso il marito. Sono rasate, costrette a indossare semplici sari bianchi, non hanno diritto di parlare a meno che non siano interpellate, possono mangiare una sola volta al giorno e dormono su una stuoia. Il film è stato girato in Sri Lanka nel 2004 dopo circa quattro anni di stop. Le riprese avrebbero dovuto svolgersi in India già all'inizio del 2000, ma la produzione è stata bloccata a causa delle violente proteste dei fondamentalisti indù, arrivati anche a bruciare il set e a minacciare di morte la regista e le attrici. Non è la prima volta che Deepa Mehta viene attaccata da gruppi estremistici e non a caso ora vive in Canada. Già nel 1998, in occasione dell'uscita di Fire diversi cinema di Nuova Delhi, Pune e Surat in cui veniva proiettato il film furono dati alle fiamme dagli Shiv Sainiks, membri di Shiv Sena, uno dei più potenti gruppi fondamentalisti di Bombay. Alla regista ancora oggi viene contestato di "corrompere le menti ingenue e giovani" e il suo cinema è stato definito dal leader del movimento Bal Tackeray un "Aids sociale".