"Non abbiamo voluto fare un film di denuncia, né scagliarci contro un certo tipo di televisione: siamo partiti da un fatto accaduto e nelle premesse volevamo realizzare un piccolo film. Che mi aiutasse a superare l'ansia da prestazione dopo il successo ottenuto con Gomorra. Per ritrovare il piacere di fare cinema, di divertirmi". Così Matteo Garrone spiega la genesi di Reality, unico film italiano in Concorso a Cannes, dove sarà programmato questa sera. "La stampa straniera ha avuto la percezione si trattasse di un film politico, di un ritratto spietato? Ognuno ci vede quello che vuole, a me sono arrivate voci secondo cui alcuni giornalisti stranieri non lo abbiano amato proprio perché poco di denuncia rispetto all'altro", dice ancora il regista. Chiamato ancora una volta a far chiarezza sulle accuse del pentito Oreste Spagnulo in merito ad un eventuale tangente pagata alla camorra proprio per poter realizzare il film del 2008: "Abbiamo pagato le persone che hanno lavorato al film - dice Domenico Procacci di Fandango, produttore anche di Reality -. Non è mai stata pagata una tangente, né tanto meno è mai arrivata una richiesta. La cosa che dovrebbe far riflettere è che questa storia è uscita fuori tre-quattro mesi fa ed è stata ripresa con forza proprio una settimana prima del Festival di Cannes: credo che certo giornalismo si commenti da solo".
Tornando al film, incentrato su un pescivendolo napoletano che dopo un provino per il Grande Fratello trasforma l'attesa per la chiamata in una folle ossessione, Garrone spiega: "Quando racconto qualcosa non sempre riesco a capire la drammaticità della storia. Nelle premesse doveva essere una commedia, in qualche modo mi rendevo conto dei risvolti amari ma non ho più quella distanza necessaria per poterlo giudicare: qualsiasi spiegazione andrebbe in una direzione che toglierebbe poi la libertà ad altri di vederci quello che vogliono: per me nasce come una favola moderna, che si trasforma in un viaggio verso gli inferi di un personaggio che si spersonalizza".
Il personaggio è interpretato da Aniello Arena, attore detenuto della Compagnia della Fortezza del carcere di Volterra, scoperto da Garrone grazie agli spettacoli diretti da Armando Punzo a "Volterra teatro d'estate" dentro il carcere: "La vera valorizzazione del personaggio l'ha data lui - dice il regista - straordinario interprete per un ruolo complicatissimo, impreziosito dal candore di un uomo che, in carcere da quasi 20 anni, ha scoperto un mondo che ignorava del tutto".
L'uscita del film in Italia è prevista il 28 settembre, distribuzione 01.