Quando un film divide: luci e ombre su Dieci inverni di Valerio Mieli, con Michele Riondino e Isabella Ragonese, da oggi al cinema in 50 copie con Bolero Film.
PRO: Inverno 1999. Camilla e Silvestro - studenti fuori sede - si conoscono su un vaporetto. Lui fa di tutto "per essere notato", lei accetta di ospitarlo per una notte nel nuovo appartamento preso in affitto su un'isoletta della laguna veneziana. Non accadrà nulla, ma per entrambi è l'inizio di "qualcosa": da quel momento, si perdono e si ritrovano, ogni volta in inverno, ogni volta in differenti fasi delle rispettive esistenze. E, ogni volta, tra malcelata gelosia e passione frustrata, allontanano l'attimo che, molto probabilmente, li unirebbe per sempre.
Anche lo sbocciare di un amore, un po' come la vendetta, è un piatto che potrebbe essere servito "freddo": in dieci quadri, caratterizzati da sfondi funzionali e mai banali (la nostalgica umidità veneziana, il bianco glaciale di Mosca), l'evoluzione di un rapporto prende forma, si arresta, si modella, di pari passo alla crescita dei due protagonisti (Isabella Ragonese e Michele Riondino, davvero bravi tanto a sottrarsi quanto ad arrendersi alle emozioni), che in Dieci inverni - tante le stagioni che ci vorranno per completare parte del percorso - passeranno dalla tenera ingenuità dei diciott'anni alla tenera disillusione dei (quasi) 30.
Un cammino sincopato, caratterizzato anche, e soprattutto, da quei sentieri nascosti (il resto del tempo, quello che non viene né mostrato, né spiegato allo spettatore), che il regista esordiente Valerio Mieli sa raccontare altrettanto bene, quasi quanto la struggente ballata di Vinicio Capossela ("Parla piano"), presente anche fisicamente in una scena a Mosca, riesce a sottolineare uno dei momenti più significativi del film, con Camilla e Silvestro mai così vicini, così lontani.
(Valerio Sammarco)

CONTRO: Dieci anni nella vita di Camilla e Silvestro: da Venezia a Mosca andata e ritorno, quelli dell'amore. Fatal fu un vaporetto nell'inverno 1999: ne seguiranno altri nove, scanditi da amicizia, vicinanza, distacco, passione, abbandono.
In altre parole, tira e molla per una coppia che non accoppia e nemmeno scoppia: lei è Isabella Ragonese, che conferma di avere Tutta la vita davanti, lui è Michele Riondino, il nostro portabandiera alla prossima Berlinale. Due giovani, carini e “innamorati” al servizio dell'esordiente Valerio Mieli, che viene dal Centro Sperimentale: già al Controcampo di Venezia, Dieci inverni è croce e delizia del nostro cinema, soprattutto croce.
Se la volontà di staccarsi dal filone giovanilistico dei vari Mocciosi è evidente, questi Inverni avrebbero bisogno di un po' di estate: hai voglia a sfumare le immagini (fotografia di Marco “Gomorra” Onorato), tenere gli abbracci spezzati e uccidere il chiaro di luna, se quel che ne consegue è il letargo drammaturgico: onesto e senza malizia, ma letargo, partorito da una sceneggiatura a dieci mani. Perché anche il minimalismo ha le sue ragioni, che il nostro cinema non sembra riconoscere: vedere, per (ri)credere, 500 giorni insieme. (Federico Pontiggia)