"E' un film che non si presta a nessuna tattica, nessun ammiccamento: nel filone giovanilistico si fa troppo spesso l'occhiolino ai ragazzi, agli adolescenti, si rappresenta la vita studentesca, lo sbocciare di un amore. In questo caso, invece, non si vuole rappresentare qualcosa, ma descrivere qual è la condizione di due caratteri che si incontrano". Così Michele Riondino - prossima shooting star a rappresentare l'Italia al Festival di Berlino - illustra atmosfere e tematica di Dieci inverni, esordio al lungometraggio di Valerio Mieli in cui l'attore 30enne recita al fianco di Isabella Ragonese: "Non è quello che si racconta l'importante, ma come si racconta. Questo è un film che non sottovaluta, ma che rispetta il pubblico, che non ha bisogno venga tutto sempre spiegato o sottolineato: il grosso male che si fa al cinema - continua l'attrice - è quello di dover imboccare lo spettatore, senza metterlo nella condizione di immaginare e pensare". Ambientato a Venezia e a Mosca, il film racconta la storia di Silvestro e Camilla, del loro incontro su un vaporetto nel 1999 e dei Dieci inverni che, da quel momento, saranno caratterizzati da gelosie e abbandoni, ritrovamenti e passioni: "E' la storia di due ragazzi che non riuscendo ad amarsi subito devono imparare a farlo, destreggiandosi tra le difficoltà del diventare adulti", spiega il regista esordiente. Che non "allontana" il paragone con Un amore di Gianluca Maria Tavarelli, pur difendendone le differenze: "A farmi vedere il film di Tavarelli è stata Isabella Aguilar (coautrice del film e compagna di Mieli, ndr), la prima a farmi notare che la storia che avevo in mente, per certi versi autobiografica, era stata in parte già raccontata. Ma rispetto ad Un amore, il nostro film ricalca per molti versi la storia mia e di Isabella, che ci siamo conosciuti più di dieci anni fa e messi insieme solo recentemente".
Coproduzione italo-russa (CSC Production, Rai Cinema, United Film Company), Dieci inverni - presentato alla scorsa Mostra di Venezia nella sezione Controcampo italiano e dal 10 dicembre in sala distribuito da Bolero Film - nasce come saggio di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia per poi trasformarsi in una produzione che ha visto coinvolto uno staff di giovani professionisti, per la maggior parte ex allievi del CSC, "con un'età media molto bassa, inferiore ai 30 anni, fatto a dir poco straordinario per l'Italia", come sottolineato da Elisabetta Bruscolini, Direttore Generale della CSC Production.