Fino agli anni Settanta il cinema italiano dominava la scena internazionale, arrivando perfino a fare concorrenza a Hollywood. Poi, nel volgere di pochi anni, il rapido declino, la fuga dei nostri maggiori produttori, la crisi dei grandi registi-autori. Ma quali sono le vere cause e le circostanze di questo declino, che ha lasciato sul campo 30 milioni di spettatori? Cerca una risposta, anzi alcuni possibili risposte, il documentario di Valerio Jalongo, Di me cosa ne sai, in cartellone alle Giornate degli Autori e dal 16 ottobre in sala per Cinecittà Luce, con il regista che lo accompagnerà in giro per l'Italia. 
Docu-drama che, alternando testimonianze dei protagonisti di allora e di oggi, racconta l'Italia da nord a sud, attraverso sale cinematografiche e ragazzini teledipendenti, Berlusconi e Fellini, centri commerciali e direttori di telegiornale, storie di esercenti appassionati e registi che lottano per i propri film, testimonianze di proiezionisti girovaghi e grandi filmaker europei, Di me cosa ne sai arriva 30 anni dopo La macchina cinema di Agosti-Bellocchio-Petraglia-Rulli, ultimo tentativo di panoramica sul cinema in Italia: "Un film dalla parte degli spettatori, piuttosto che dell'elite dei registi", dice Jalongo, che non mette nel fuoricampo l'autocritica: "Come dice Sorrentino, la colpa di questo declino va suddivisa. Forse, noi registi non abbiamo saputo più raccontare come faceva un Petri il paese, quell'Italia in cui i multiplex sono sbarcati come astronavi sulla Luna".
Che fare, dunque? Per Francesco Apolloni, che ha collaborato alla regia anche con Giulio Manfredonia, la rianimazione del Sistema Cinema "dovrebbe passare dalla diversificazione delle risorse: un fondo che si autofinanzi con tassa di scopo sul modello francese. Il governo dovrebbe aiutare con tax credit e tax shelter, ma è difficile perché tutto dipende dalla politica, di ogni colore". Tra i fondatori del movimento 100Autori e attualmente impegnato con le riprese di Laria, protagonisti Valeria Golino e Vincenza Amato, Jalongo ribatte: "Sono d'accordo con Petraglia, qualcosa sta cambiando positivamente nel rapporto tra pubblico e cinema italiano, e Venezia lo dimostra. Ci battiamo per qualcosa che vale per tutti, non siamo dei privilegiati. Certo, con Berlusconi e Sky, è dura".