“Non potete immaginare che situazione terribile. Viaggiando dall'aeroporto al centro, mi sembrava di essere Alice nel paese delle meraviglie: lampioni distrutti, edifici rasi al suolo, 1, 2, 10, poi 50 case in fiamme… Ed è stata la nostra civiltà a ridurre Detroit così: ti chiedi fin dove un disastro simile possa arrivare”.
Non è solo rock, Julien Temple, regista londinese classe 1953 celebre per i rockumentary su Sex Pistols, Joe Strummer, i Dr. FeelGood di Oil City Confidential (vincitore l'anno scorso del Premio Cult di Torino 27), torna al Festival diretto da Gianni Amelio con 'Requiem for Detroit?, ottima presa diretta su Motor City, cresciuta all'ombra di Ford, GM e Chrysler e ora ridotta a un cumulo di macerie fumanti, degrado diffuso e criminalità oltre i livelli di guardia, con 800mila abitanti dei due milioni dei bei tempi, ma anche innovativi e incoraggianti segnali di resistenza urbana, tra arte e speranza afro-american.
“Non è la fine di Detroit, ma solo della sua versione più celebre, quella di città di frontiera del sogno americano”, dice Temple, condividendo l'ottimismo di tanti degli intervistati di questo Requiem post-industriale: “E' possibile risorga dalle ceneri, dalle rovine in cui è uscita dal XX secolo”. Forse, la buona novella è quella di Grace, “una donna incredibile di 96 anni, che ha vissuto la nascita e l'ascesa dell'industria automobilistica e poi la fine: una  prospettiva che la rende in grado di valutare con saggezza quel che è davvero successo. Dobbiamo condividere la sua idea di agricoltura urbana, con piccole comunità autosufficienti per il fabbisogno energetico e alimentare, senza dipendere da enti governativi spesso corrotti”.
Così il Requiem si apre timidamente a un Inno alla gioia, sulle note rap di Eminem: “Nella città dell'American Dream che non c'è più, può nascere un sogno diverso, più umano”, afferma Temple.
Con un occhio critico alle responsabilità del Sistema: “Questa distruzione totale ne stigmatizza la brutalità, camuffata da Sogno. E' sinceramente paradossale, dunque, che si prenda a modello urbanistico Detroit, che, viceversa, dovrebbe ispirare la costruzione di città post-americane”.
A oggi, il pezzo forte della sezione “Paesaggio con figure” del Fuori concorso torinese, 'Requiem for Detroit? sarà seguito dal vecchio amore di Temple, la musica: “Sto lavorando a un lungometraggio di finzione sui Kinks, i due fratelli Ray e Dave Davies, ma è dura: ho già fatto un doc su uno dei due, ora mi tocca il secondo, spero che basti a convincerli”.