Quella del compositore Manuel De Sica è stata una vita passata rigorosamente fuori dai set, un po' come il padre Vittorio al quale non piaceva la “falsità” degli studi cinematografici preferendo la verità della vita della strada.
Una vita piena e degna di essere raccontata in un libro (Di figlio in padre, Bompiani Overlook, 224 pagg., 17,00 euro) insieme ai retroscena inediti sui protagonisti del miglior cinema italiano che fu. Nella stupenda cornice naturale della quinta edizione del Maratea Film Festival, Manuel De Sica racconta il suo lavoro.
Come è nata l'idea di raccontare la sua vita e i suoi ricordi in un libro?
Un'attività psicoterapeutica la mia, diventata poi con il trascorrere del tempo un diario personale che ho deciso di condividere con il pubblico attraverso la stesura del libro. E' una autobiografia che rilegge la vita e la carriera di mio padre, un grande padre se pensiamo che era dolorosamente diviso tra due famiglie; pensate che dormiva una sera ai Parioli, nella casa in cui viveva con Giuditta Rissone e la figlia Emi e una sera all'Aventino con nostra madre Maria Mercader e noi figli, Christian e me.
Da poco a Roma all'interno dell'Ara Pacis si è anche svolta una mostra in onore di suo padre...
Sì, un altro grande successo firmato De Sica, perché il merito è stato davvero di tutti, quello di conservare locandine e cimeli, ricordi di scena, copioni e tutto quanto potesse poi nel tempo diventare memoria di nostro padre. Un risultato bellissimo se si calcola che più di 60.000 spettatori hanno potuto conoscere e rivivere mio padre attraverso la mostra allestita.
Qual era la qualità maggiore di De Sica padre e regista?
Sicuramente era la modestia, e penso che sia il più grande insegnamento che ci ha lasciato. Amava il suo lavoro e lo ha amato fino agli ultimi istanti di vita. Era un grande anticonformista ma con il senso della misura e con la percezione reale di quello che era, un grande maestro, cosa che non ha mai preso il sopravvento sulla sua vita privata. Quando era a casa riusciva a staccare e a non parlare di lavoro, era nostro padre e basta.
E la sua carriera di compositore è stata da sempre appoggiata da suo padre?
In realtà non ci credeva all'inizio, pensava fosse un capriccio, poi ha visto appassionarmi alla chitarra e pian piano a tutti gli altri strumenti fino a diventarne un vero lavoro da maestro compositore e si convinse che la strada scelta era quella più giusta per me, ma badate bene non mi spalleggiò nel mio primo lavoro, fu Mastroianni a dirmi di presentarmi in autonomia ad un provino e fu lì che nel 1968 ottenni le colonne sonore di Amanti, prodotto da Carlo Ponti.
Ma qualcuno nella vostra famiglia sembra volerle seguire le orme di suo padre.
Sì, mio nipote Andrea è il vero erede di mio padre, e davvero con passione, dedizione e grande amore per la sua professione si affaccia a intraprendere questo mestiere assai difficile, spesso ancor più ostico per i “figli di..”. Ma ha tutte le carte in regola per riuscirci e spero presto di poter comporre la colonna sonora per il suo primo lungometraggio.
Cosa le piace ricordare di sua madre, Maria Mercader?
Lei è stata una vera madre, dopo aver conosciuto mio padre ha rinunciato alla sua carriera di attrice e si è però poi ritagliata nella vita di mio padre un ruolo assai più importante: era la sua consigliera privata, inclemente e assai obiettiva, erano suoi i giudizi più attesi da mio padre e i consigli più seguiti, poi sono arrivati i miei ed è cosi che il legame con mio padre è diventato più vero che mai. E' facile essere adulatori e con mio padre questa carta io non l'ho mai giocata seppur tutti conosciate il suo amore per il gioco, con me era una continua lotta al bene comune.
E' contento di prendere il Premio Agamar alla V edizione del Festival di Maratea?
Maratea è un posto incantato, c'è una bellissima accoglienza e mi fermerò qualche giorno in più con mia moglie per godere delle meraviglie del posto. Felice di ricevere un premio da un'organizzazione che seppur giovane ha ben chiaro l'obiettivo di comunicare l'amore per il cinema e la musica, due elementi che ci accomunano tanto e chissà se riuscirò a tornare alla prossima edizione implementando la parte musicale. Mi piacerebbe molto.