L'Italia? Un paese di pecoroni in cui il cinema è strumento di propaganda del sistema e la produzione un mondo in cui vige indiscriminata la legge della mazzetta. Lo sfogo di Libero De Rienzo non risparmia nessuno. Dei responsabili di questa situazione il protagonista di Santa Maradona e A/R Andata e ritorno fa nomi e cognomi: Silvio Berlusconi, Vittorio Cecchi Gori, Aurelio De Laurentiis. "Tutti personaggi - dice - a cui dobbiamo l'intorpidimento di una nazione, ormai abituata a un cinema di scosciate, barzellettacce e torte in faccia". Anche per questo, la sua decisione di passare in macchina da presa con Sangue, il suo primo film in sala il 5 maggio per la Mikado: "Il mio scopo è contarci - dice il neoregista al Festival Linea d'Ombra di Salerno -. Scuotere quella generazione di giovani che non si sentono rappresentati da questo cinema e riportarli  in sala con una storia in cui si identifichino". Per farlo, De Rienzo ha puntato su un'opera molto sperimentale,  in cui il disagio giovanile si intreccia ai temi forti dell'incesto, la droga e la disgregazione familiare, in un contesto di fughe dalla polizia, rave party e centri sociali.
"Una storia talmente intima - spiega il regista - che parlarne equivarrebbe a mettermi a nudo. Preferisco che a giudicarla siano direttamente gli spettatori. E' un omaggio al cinema e se riescono a coglierne la chiave, comprenderanno quanto emozionante possa essere parlare per musica e immagini". Con lui a Salerno anche il protagonista Elio Germano, che nella storia affianca la giovane Emanuela Barilozzi. "Il problema fondamentale del nostro cinema - denuncia l'attore - è quello di un accesso impari alle opportunità. Affinché una sceneggiatura venga presa in considerazione da un produttore, deve già fornire in partenza le garanzie di un ritorno commerciale. Il risultato è una castrazione artistica per gli attori e un'offerta sempre più carente per il pubblico". La ricetta per scardinare questo meccanismo è secondo i due un incremento di trasparenza e controlli, abbinata a un calmieramento delle copie in circolazione e un aumento della tenitura dei film in sala. Soltanto così, dicono, si potrà richiamare il pubblico alle sue responsabilità: "Farlo uscire dai binari precostituiti e restituirgli la possibilità e la forza di vedere film più coraggiosi e diversi. Il cinema italiano di oggi è un'offesa a Fellini, Visconti e tutti quelli che l'hanno reso grande".
Dalla sua impietosa critica, De Rienzo non risparmia neanche se stesso: "Per mangiare - dice - nella mia carriera ho fatto anche tante porcate". Dall'autostroncatura si salvano però Santa Maradona e A/R Andata e ritorno, girati con Marco Ponti: "Due film - racconta - che al di là dei contenuti più o meno politici, ho apprezzato per l'atmosfera e le modalità produttive impiegate". Il David di Donatello vinto per il primo nel 2002 ha però fatto una brutta fine: "Coperto dalla saliva del mio cane e stipato in congelatore". Un trattamento che la dice lunga sulla sua considerazione dei premi: "Nel nostro paese - spiega - oggi non sono altro che un attestato di conformità". Anche per questo, De Rienzo annuncia che girerà il suo prossimo film all'estero. Destinazione Canada, il titolo provvisorio è My Own Quebec e il provocatorio scopo quello di "fare ancora più danni". Nel cast, che si preannuncia tutto al maschile, dovrebbe tornare anche Elio Germano, mentre è ancora incerto se De Rienzo ne firmerà la regia.