(Cinematografo.it/Adnkronos) - "La famiglia Ciraulo è la famiglia che tutti potremmo essere, la proiezione del fallimento dei rapporti umani e dei limiti culturali". Così il regista Daniele Ciprì parla del suo E' stato il figlio, il film che porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, tratto all'omonimo romanzo di Roberto Alajmo. Girato tutto in dialetto siciliano, il film è interpretato da un cast corale guidato da Toni Servillo, che annovera anche Giselda Volodi, il giovane esordiente Fabrizio Falco, Aurora Quattrocchi, Benedetto Raneli e Alfredo Castro. Al centro della vicenda una famiglia della periferia siciliana dove il padre Nicola (Servillo) si arrabbatta per mantenere tutti rivendendo il ferro delle navi in disarmo. La loro vita anche in questa realtà molto dura, è serena. Un giorno un proiettile vagante, destinato a un regolamento di conti, colpisce a morte la figlia più piccola. Ma nella disperazione si apre uno spiraglio di speranza almeno per un cambiamento economico quando un vicino di casa suggerisce a Nicola di chiedere un risarcimento per le vittime di mafia allo Stato. Sperando di ottenere a breve il denaro la famiglia comincia però a spendere indebitandosi con tutti. Nicola cade nelle mani di un usuraio e quando finalmente la somma arriva, dell'importo iniziale è rimasto poco. Inizia una trattativa interna alla famiglia per decidere come investire il denaro. Ma Nicola ha già un'idea precisa vuole comprare una Mercedes, per lui simbolo di ricchezza e di riscatto agli occhi del vicinato. Ma quella macchina diventerà strumento invece di sconfitta...
"In questo film ho ritrovato il sapore dei personaggi che mi hanno ispirato in passato e ai quali resterò sempre legato", sottolinea il regista riferendosi ai celeberrimi episodi di 'Cinico tv', di cui per anni ha curato la regia per Raitre al fianco di Franco Maresco. "Questo passato - spiega Ciprì - mi ha dato la possibilità di sentire questa storia 'mia' senza tradire la narrazione del romanzo di Alajmo".
Ciprì confessa di aver avuto delle perplessità all'inizio sulla scelta del protagonista: "Ho pensato che Toni Servillo fosse troppo per me. Ma poi mi sono convinto anche perchè non volevo un siciliano. Volevo un attore che con la sua grandezza mi restituisse la Palermo della mia infanzia, evocandola. Nel libro il personaggio di Nicola è più cupo, più triste mentre Toni gli ha dato una comicità pazzesca. Sono molto contento del risultato", ammette il regista che non esclude di girare il prossimo film "fuori dalla Sicilia, perchè ho voglia di cambiare".
Anche Toni Servillo ammette di averci pensato a lungo prima di accettare il ruolo: "Ero io ad essere molto preoccupato di rovinare il film. Ma la storia era così solida e le idee di Daniele convincenti che tutto è andato per il meglio. Ne è uscito un film a suo modo sorridente e allegro che racconta di una famiglia italiana più che palermitana".