Cannes, Berlino e ora Venezia. Il cerchio dei più prestigiosi festival europei si chiude con la ciliegia sulla torta per Riccardo Scamarcio, ex Step della teen-generation ormai assurto a ruoli drammatici di forte impegno civile. "Andare a Venezia con un film in concorso è come per un calciatore giocare la Champions League", spiega lui che, al Lido (e poi nelle sale dall'11 settembre), sarà un poliziotto del Sud durante gli scontri di Valle Giulia ne Il grande sogno (diretto da Michele Placido, con Luca Argentero e Jasmine Trinca), oggi in Concorso. "Ho trent'anni ed è giusto che certi film indirizzati prevalentemente ad un pubblico adolescenziale li facciano ragazzi più giovani di me, non sarei più credibile. In questo momento della mia carriera voglio concentrarmi su altre cose". Ovvero: addio lucchetti dell'amore a Ponte Milvio. Scamarcio, dopo Il Nero di Romanzo Criminale, Manrico di Mio fratello è figlio unico arruolato dalle Br, ecco il poliziotto de Il Grande sogno sul '68 e, prossimamente, il terrorista di Prima linea. Sta facendo una scelta ben precisa…Credo sia importante mettersi sia da una parte che dall'altra delle barricate. Per crescere come attore ma soprattutto come persona e apprendere appieno la nostra Storia recente. Mi interessa capire il paese in cui vivo attraverso momenti fondamentali che l'hanno attraversato. Credo che la fortuna di questo lavoro sia anche, se non soprattutto, quella di poter vivere altre vite. E in questo caso si tratta di personaggi inseriti in un contesto più grande che ha significato, il più delle volte, un cambiamento politico e sociale. I ruoli che interpreto, che siano positivi o negativi, spero riescano comunque a suscitare un dibattito e delle opinioni tra la gente. Stavolta sceglie di stare dalla parte dei poliziotti durante gli scontri di Valle Giulia nelle caldissime giornate di rivolta del '68. C'è stato un fitto lavoro di documentazione e ricerca. Per il mio personaggio, Nicola, ho lavorato a stretto contatto con Michele (Placido, ndr) che, in quegli anni e in quella occasione, si era arruolato in Polizia. Ho studiato molto e ho fatto un lungo lavoro di preparazione, perché volevo capire io per primo come erano i ragazzi allora, cosa facevano e cosa pensavano. Dovevo risalire alle loro motivazioni e ai loro stati d'animo per restituire al pubblico la verosimiglianza del personaggio.E lei, dopo averlo studiato e girato quel pezzo di storia, da che parte sceglie di stare?Dalla parte descritta da Pasolini in quella bellissima pagina-manifesto " Il Pci ai giovani" in favore delle forze dell'ordine. Aveva ragione lui: lì, in quella piazza, c'erano gli studenti-borghesi assetati di potere contro i veri figli del popolo che erano i poliziotti. Quegli studenti ben vestiti e ben pensanti oggi sono alcuni dei nostri rappresentati politici. Intanto già si parla de La prima linea di Renato De Maria e già montano le polemiche.Spero solo che non siano innescate semplicemente per portare pubblicità a qualcuno. Ci vuole il massimo rispetto per chi in questa storia ha sofferto e continua a soffrire. Per noi è stato fondamentale attenerci nel modo più fedele possibile a fatti e antefatti, perché non dovevamo minimamente ledere la sofferenza dei parenti di tutte le vittime del terrorismo.