Alessandro D'Alatri debutta in teatro. Dopo il successo de La febbre, film che gli è valso il premio Sergio Leone al recente festival di Annecy, il regista ha deciso di prendersi una piccola pausa dal cinema per sperimentarsi in questa nuova esperienza. "In realtà ho già iniziato a scrivere la sceneggiatura del mio prossimo film e penso anche a un altro progetto sulla vicenda della Banda della Lancia Termica - dice D'Alatri - ma mi piace sentirmi un esordiente e inoltre col teatro avevo un conto in sospeso. Vi ho recitato da bambino ne Il giardino delle ciliege di Visconti e sapevo che prima o poi vi sarei tornato, solo che non sapevo quando". Lo spettacolo - le cui prove inizieranno il 20 ottobre per debuttare il 24 novembre all'Arena del Sole di Bologna - s'intitola Il sorriso di Dafne ed è stato scritto da Vittorio Franceschi, l'attore che interpreta il personaggio di Faoni ne La febbre e già autore del soggetto di Scacco pazzo, opera prima di Alessandro Haber. "E' una commedia sulla vita - spiega il regista - sulle scelte e i rimpianti, un testo molto moderno, un po' beckettiano, pur essendo realistico nei contenuti". Tra gli interpreti ci sarà lo stesso Franceschi, affiancato da Laura Cerino e Laura Gambarin. "Il teatro è per me quello che non è il cinema - dice D'Alatri - è un luogo di grande libertà e mi divertirò molto a provare con gli attori, che è la parte più bella del mio lavoro". Purtroppo "il teatro soffre della stessa malattia del cinema: il degrado culturale - continua il regista -. C'è poco coraggio, i grandi teatri danno poco spazio alla sperimentazione e sono quasi sempre costretti ad appoggiarsi ai personaggi televisivi per attrarre il pubblico". D'Alatri parla anche di "troppo assistenzialismo" e di uno "Stato produttore che per non scontentare nessuno scontenta tutti". "E' meglio che i soldi li investa nella sanità e nelle scuole, quello che serve al cinema come al teatro non è quella ignobile paghetta del sabato che gli corrisponde, ma servono leggi che favoriscano gli investimenti dei privati" continua il regista, che tuona anche contro un sistema che penalizza gli autori e, indirettamente, nuoce al cinema italiano: "Noi registi non partecipiamo agli utili sull'incasso, mentre va tutto ai produttori - spiega D'Alatri -. Questo non incoraggia gli autori a fare film che vadano incontro ai gusti del pubblico". Da parte sua D'Alatri si definisce un regista indipendente: "Non frequento i soliti salotti e non frequento politici, ma pago il costo della mia indipendenza". Il prossimo film "sarà una commedia molto dolce, divertente e politicamente scorretta. Questa volta mi voglio sperimentare con la comicià pura". Sceneggiato insieme a Gennaro Nunziante, non sarà prodotto da RaiCinema come i due precendeti film, Casomai e La febbre, ma da Riccardo Tozzi della Cattleya "che insieme ad Aurelio De Laurentiis - dice D'Alatri - è l'unico produttore serio in Italia. Con lui per ora c'è soltanto una stretta di mano, ma tra persone serie a volte non basta altro".