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(Cinematografo.it/Adnkronos) - Un film "politico", "una critica propositiva all'Italia della burocrazia immobile" che schiaccia nella frustrazione lo slancio creativo delle giovani generazioni, un inno divertente a quella che il regista definisce "la rivoluzione del pianerottolo" in antitesi con l'era delle ideologie "fortunamente tramontata". Alessandro D'Alatri presenta così La febbre, il film che uscirà venerdì in 240 copie in tutta Italia, in cui torna a dirigere per la seconda volta Fabio Volo, dopo il fortunato Casomai del 2002. "Il titolo è dedicato a quella 'febbriciattola della mediocrità' che abbassa le difese immunitarie del nostro Paese. Ma è anche l'auspicio che possa trasformarsi in febbre di crescita. E' una dichiarazione d'amore e rabbia per l'Italia ma non è un film contro. E' un invito a costruire, a rimboccarsi le maniche, a cominciare dal pianerottolo l'unica rivoluzione possibile", spiega il regista. La storia raccontata nel film, tutto ambientato a Cremona, è quella di Mario Bettini, geometra di provincia, studente fuori corso di architettura che si avvia alla trentina, ricco di idee, entusiasta della vita e pieno di voglia di viverla. Ha in cuore un sogno: aprire un locale con i propri amici. Per realizzare questo sogno è disposto anche a indossare panni diversi dai suoi, quelli di impiegato comunale. Mario cerca di portare il suo entusiasmo anche all'interno delle polverose stanze dell'amministrazione comunale ma si imbatte in mille impedimenti e in un dirigente che sembra non perseguire altro scopo che mortificare i suoi slanci. Finché l'incontro con l'amore e il confronto con un amico piuttosto 'anarchico' lo renderanno più audace nel perseguire quello che vuol fare davvero... 
"Ciampi - confessa D'Alatri - è stato un po' l'artefice di questo film. Stavo già scrivendo il film quando andai al Quirinale per ritirare il David di Donatello e il Presidente della Repubblica fece un discorso che mi colpì molto sull'orgoglio, sulla speranza e sulle nuove generazioni. Mi venne voglia di lavorarci sopra. Il presidente è stato inconsapevolmente il cosceneggiatore di questo film". Non a caso il regista ha inserito il presidente della Repubblica nel film, facendolo interpretare ad Arnoldo Foà e raccontando la preparazione da parte dell'amministrazione comunale della visita del capo dello Stato a Cremona. Preparativi in cui viene coinvolto anche Mario, cui spetterà la ristrutturazione in tempi record del cimitero cittadino dove il presidente vuole andare a pregare sulla tomba di un suo ex commilitone. Il protagonista sognerà anche un incontro a tu per tu con il presidente davanti ad un boccale di birra. "Questo incontro l'ho inserito perché è il mio sogno. Sogno l'incontro con politici saggi come lui", dice D'Alatri. "Oggi in Italia - prosegue il regista - è più difficile per un giovane aprire una tabaccheria che per un anziano. E una tabaccheria non mi sembra un sogno impossibile. Eppure in nome di qualsiasi sogno vieni ricattato. Per poterlo realizzare devi superare una serie di forche caudine spesso incomprensibili e inconcludenti", aggiunge. Volo, che torna su un set cinematografico per la seconda volta e sempre con lo stesso regista, si è molto riconosciuto nel personaggio di Mario: "Ci ho visto me e miei amici di Brescia, dove sono nato e cresciuto. Una città di provincia, come Cremona, dove le richieste esterne si sentono anche di più. Tutti ti vorrebbero in qualche modo: la nonna, la mamma, la zia. E se tu non capisci che il miglior modo per essere accettato è avere il coraggio di essere te stesso, è la fine...", dice l'attore-conduttore tv, impegnato in questa stagione nello Spaccanoci su Italia 1. Insieme a Volo, nel cast, ci sono Valeria Solarino (Linda, la stravagante ma determinata ragazza, appassionata di poesia, di cui si innamora), Thomas Trabacchi (Bicio, scultore di materiali ricicati molto dotato ma disinteressato alla frenesia del quotidiano), Vittorio Franceschi, Massimo Bagliani, Gisella Burinato (la mamma di Mario), Gianluca Gobbi, Paolo Jannacci e Alessandro Garbin. E nei panni del defunto padre di Mario compare anche Cochi Ponzoni. Le musiche originali del film sono dei Negramaro (la title-track è il brano portato a Sanremo "Mentre tutto scorre") e verranno pubblicate in un cd che intitolerà Mazdepaz, come il locale che Mario vuole aprire nel film.