“Sei connesso con te stesso?” ripetono ossessivamente i personaggi di Noriko's Dinner Table, l'horror/drama di Sion Sono. Uno dei titoli più importanti di “Rapporto confidenziale” di Torino 29, rassegna quasi completa (18 film) dedicata al regista giapponese. Pluripremiato all'estero e da noi sconosciuto fino a pochi mesi fa quando con Himizu, toccante opera sul post tsunami, ha vinto il Mastroianni alla Mostra del Cinema di Venezia, Sion Sono è un artista a 360 gradi. Autore, sceneggiatore, scrittore e attore, incomincia a collezionare riconoscimenti a 17 anni. Dal 1985 in poi, data di esordio del primo cortometraggio Ore wa Sono Sion da!! (I am Sion Sono!!), lavora praticamente senza interruzione. Con il thriller Heya (The Room, 1994) fa il giro del mondo, inclusi i festival di Berlino e Rotterdam. E' però con Suicide Club (2001) che conquista le platee internazionali e ottiene il premio della giuria al Fant-Asia festival di Montreal. Nel 2005 gira l'onirico Strange Circus, l'action movie Hazard, e il disperato Noriko's Dinner Table, che la critica indica come il seguito ideale di Suicide Club. La storia, divisa in capitoli, ruota intorno alla diciassettenne Noriko e a un misterioso Circolo dei suicidi. L'inquieta ragazzina vive a Toyokawa (dov'è nato Sion Sono) con i genitori ma vuole di più: una sera durante un blackout scappa di casa e va a Tokyo dove c'è Kumiko, leader di un gruppo di adolescenti che ha conosciuto sul web. Cambia nome in Mitsuko e diventa parte dell'organizzazione di Kuniko che si occupa di famiglie in affitto, ossia noleggia a pagamento finti parenti a chiunque faccia richiesta. Il padre, reporter locale, non si dà pace. La madre scivola verso la follia mentre la sorella minore Yuka vuole ritrovarla. Qualche mese dopo avviene un fatto terribile: 54 ragazzine si buttano sotto il treno della metropolitana e non tutti i corpi vengono identificati. Yuka teme il peggio e va a Tokyo a cercare Noriko. Un'opera cupa, che mescola generi diversi, dal thriller all'horror, in cui il senso di spaesamento dei suoi personaggi si traduce in desiderio di morte. Un regista da scoprire, grazie alla tenacia del vicedirettore Emanuela Martini.