Il Corviale di Roma, una delle realtà periferiche metropolitane più problematiche e forse meno conosciute, è il teatro del film Et in terra pax (da Antonio Vivaldi) di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, in programma a Venezia nelle Giornate degli autori. Progetto che coinvolge giovani attori, alcuni dei quali studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia ed altri provenienti dal teatro e con un budget di soli 130.000 euro. Un'opera in cui gli attori provengono da ambienti diversi per estrazione e che, per chi nelle borgate non è nato né vissuto, si è rivelata un'opportunità per conoscere situazioni particolari, come quelle dei cosiddetti “coatti”, e solitamente descritte più per luoghi comuni che per altro. Gli autori parlano di parallelismi con Pasolini, soprattutto sul fronte letterario, e col cinema di Garrone, ma anche delle differenze che li distinguono da entrambi. Un soggetto duro composto da tre diverse storie, apparentemente separate ma che alla fine si ricollegano all'insegna della droga e del crimine: Marco, che ha passato cinque anni in prigione, vorrebbe cambiare vita ma è abbandonato dalla sua stessa famiglia e il suo proposito è destinato a fallire. Insieme al suo amico Glauco tornerà sulla strada della delinquenza; Sonia è una studentessa universitaria la cui volontà di riscatto e indipendenza è ostacolata dalla crudeltà intorno a lei; Faustino, Massimo e Federico sono molto diversi l'uno dall'altro e la loro amicizia è solo apparente e sussiste solo grazie alle circostanze. Gli eventi li porteranno a combattere l'uno contro l'altro. Il film sarà presentato anche al Tokyo Film Festival e farà parte della rassegna “Venezia a Roma”.