Dopo 15 giorni di programmazione non stop, va in archivio la 15esima edizione del Festival do Rio, la più grande manifestazione cinematografica dell'America Latina. Se Paolo Sorrentino, tra gli ospiti del festival, ha da pochi giorni terminato le riprese del suo corto per il collettivo Rio, eu te amo ( tra i registi coinvolti anche Stephan Elliott, Fernando Meirelles, José Padilha, Guillermo Arriaga, Sang-soo Im, Nadine Labaki,  Carlos Saldanha), in lavorazione a Rio sono Stephen Daldry con Trash (scritto da Richard Curtis), che ha incontrato non pochi problemi per la “pacificazione” militare di 14 favelas durante le riprese in una di queste, e Pelé, l'atteso biopic prodotto da Brian Grazer insieme allo stesso calciatore brasiliano e diretto dai fratelli Zimbalist.
Ma, appunto, per i film sul set, ci sono quelli sul palco dell'Armazem 6 dockland pavilion, location della premiazione perché l'abituale Odeon Petrobras a Cinelandia è troppo vicino agli  obiettivi sensibili delle manifestazioni degli insegnanti in lotta contro il governo: il Redentor trophy, per la prima volta nella storia del festival carioca, è andato ex-aequo all'opera prima di Caru Alves de Souza, De Menor (Underage), protagonista un'avvocatessa che difende gli adolescenti nella città di Santos, e il thriller psicologico O Lobo Atrás da Porta (Wolf At The Door), esordio di Fernando Coimbra, con Leandra Leal premiata migliore attrice.
Per la migliore regia, Cao Guimarães e Marcelo Gomes per O Homem das Multidões (The Man of the Crowd), ispirato a Edgar Allan Poe; tra i documentari, la spunta Histórias de Arcanjo - Um Documentário sobre Tim Lopes (Stories of Arcanjo - a documentary about Tim Lopes) di Guilherme Azevedo, mentre tra gli altri vittoriosi della serata spicca l'esordio alla regia dello sceneggiatore Hilton Lacerda, Tatuagem (Tattoo): Best Actor (Jesuíta Barbosa), Best Support Actor (Rodrigo García), nonché il Fipresci per il Best Latin American Film del festival e il premio del pubblico.