"La violenza di Kevin è quella del mondo, che ci rifiutiamo di guardare". Così Lynne Ramsay alla conferenza stampa di presentazione del suo We Need to Talk About Kevin, che stamattina ha provocato sulla Croisette emozioni contrastanti, incassando gli applausi della stampa.
Tratto dal bestseller di Lionel Shriver, in concorso, è un dramma a tinte forti - horror quasi - che ha per protagonisti una madre (Tilda Swinton) annientata dalla follia del primogenito, un ragazzo di 16 anni (Ezra Miller) che ha appena compiuto una strage: "Non è una buona nè una cattiva madre, ma è una donna piena di sfumature", è la risposta della Swinton a chi vorrebbe sposare la tesi per cui a cattiva madre corrisponde pessimo figlio.
Del resto, basta un imprinting educativo partito col piede sbagliato (la Swinton inizialmente non riesce ad abbracciare il suo piccolo che, nascendo, ha messo fine ai suoi propositi di carriera) per spiegare la creazione di un mostro? "Il film pone solo domande, non possiede risposte - dichiara la Ramsay - e le famiglie sono molto più complicate di quanto non sembrino in superficie".
Nonostante la cupezza devastante della vicenda, We Need to Talk About Kevin non è un film disperato. Tanto che alla fine arrischia persino un gesto di perdono. Forza di un amore che è più ostinato del male che vorrebbe cancellarlo: "Questo cuore strozzato di madre - chiude la Swinton - finisce per risultare la colonna sonora portante del film".