Animali. Ecco gli uomini privati delle loro certezze, ovvero i ciechi di Fernando Meirelles incaricati di aprire il 61° Festival di Cannes."Quando il mondo ti collassa addosso, la vita procede sul ghiaccio sottile. Pronto a cedere". Così il regista brasiliano descrive il suo approccio a Cecità, bestseller del premio Nobel José Saramago, che sconvolse gli animi alla sua uscita nel 1995. "Ho dovuto lottare per anni per ottenere i diritti cinematografici del romanzo: Saramago non gradiva una versione cinematografica di Cecità, "il cinema distrugge l'immaginazione", diceva. Alla fine, ha ceduto ed è stato spesso sul set", annuncia soddisfatto.
Cast corale e internazionale come la coproduzione, con "soli" tre statunitensi (Julianne Moore, Mark Ruffalo e Danny Glover), tiene a precisare la Moore, interprete dell'unico personaggio vedente del film, per il quale si è tinta di biondo: "Il senso di responsabilità del mio personaggio (la moglie del medico, ndr) è assoluto ed è stato - inutile dirsi - una sfida incredibile. Conoscevo il romanzo che considero un'opera illuminante e fin dall'inizio mi chiedevo come un regista cinematografico avrebbe potuto trasformare un materiale così complesso sulla non-visione per un medium fondato sulla visione". Una perplessità a cui il cineasta di San Paolo, alla sua terza opera, dà risposta anche alla platea della conferenza stampa gremita al Palais du film: "Le difficoltà del testo sono legate alla sua struttura a vari livelli. Ho scelto di lavorare su immagini "decostruite", che mostrano le parti di cui sono composte, la separazione dei colori ad esempio. Diverse inquadrature sono oblique, non a fuoco. Anche il suono è spesso fuori sincrono rispetto al visivo". Libro esistenzialista nel complesso, Cecità offre una metafora politica molto evidente. "Ma anche psicologica, sociologica, culturale: ne sono rimasto catturato e spaventato allo stesso tempo. Una reazione di smarrimento". Come smarriti si sono trovati gli attori, chiamati ad un training speciale tra non vedenti. Ne parla entusiasta Gael Garcia Bernal, nel ruolo del cieco ladro: "Per un attore è l'esercizio per eccellenza, quello di recitare il ruolo di un cieco. Ed è anche liberatorio per il corpo perché permette la conoscenza altrui attraverso il tatto; gli altri sensi migliorano, l'equilibrio cambia paramentri, il tempo e lo spazio arrivano a coincidere. In definitiva, si lavora in una dimensione diversa". Più attento alla metafora politica è Danny Glover, il cieco con la benda nera: "Ogni giorno nel mondo si parla dei 2 miliardi e mezzo di persone che soffrono la fame, ma questi sono a noi invisibili. Ribaltando la prospettiva sulla base di Cecità, siamo noi i ciechi che non li vedono e non loro invisibili. In questo modo il libro-film è allegoria di ogni tragedia, anche del recente Katrina in cui il governo Usa si è dimostrato totalmente incapace di vedere".