Credevamo che in Italia il mestiere più diffuso fosse quello del Commissario Tecnico della Nazionale di calcio, ma da qualche tempo ci stiamo ricredendo. Non esiste italiano, donne comprese, che non abbia criticato almeno una volta il selezionatore azzurro e al tempo stesso non abbia espresso una propria formazione ideale. L'undici dell'appena arrivato Marcello Lippi, è stato sottoposto nei giorni scorsi alle solite critiche e in molti hanno sentenziato che forse si poteva fare meglio. Poi, è storia recente, due vittorie e tutti zitti. Trascorrendo però questi giorni al Lido, in mezzo a critici cinematografici e presunti tali, soprattutto presunti tali, ci siamo resi conto che forse il primato detenuto dagli emuli di Sacchi-Trapattoni-Lippi e via allenando ha pericolosamente iniziato a vacillare. È capitato spesso in questi giorni di dover aspettare prima dell'ingresso nelle sale cinematografiche (forse un po' troppo, ma questa è un'altra storia) e di conseguenza non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare il chiacchiericcio delle persone che ci circondavano. Tutti critici. Giovani, molti giovani, ma anche persone di età diverse, unite dall'irrefrenabile desiderio di esprimere, con una supponenza degna della peggior critica, la loro opinione sui film del programma. È stato uno di quei momenti in cui si rimpiange di non avere un registratore o, meglio ancora, un a piccola telecamera digitale. Sì, perché anche l'iconografia del "critico da coda" è tutta da raccontare: barbetta incolta, capelli scarmigliati e un filo stanchezza accuratamente costruita con notti insonni non a divertirsi, giammai, ma a discutere di questo o quell'autore. La sensazione che si ha ascoltando la massa critica è che tutti abbiano paura di non essere abbastanza intelligenti, per cui si preferisce spiegare un film anche senza averlo capito. Ma quanto sarebbe meglio, invece, seguire l'esempio del grande produttore Peppino amato, soprannominato il "produttore in vestaglia", che dopo aver letto la sceneggiatura de La dolce vita affermo: "Nun c'ho capito un accidente, ma ce dovemo fa' un film!".