L'America vista con gli occhi dei primi emigranti italiani. E' l'ambizioso progetto di Emanuele Crialese, che  dopo Respiro potrebbe tornare a Cannes con La porta d'oro. Il regista ne parla per la prima volta e in esclusiva sul numero di marzo della Rivista del Cinematografo, da domani nelle edicole. Il film è quasi finito, ma sono anni che Crialese lavora a questo progetto. Lo ha scritto prima di Respiro, quando viveva in America. Interpretato da Charlotte Gainsbourg, La porta d'oro è il racconto di una famiglia del sud che arriva nella "terra promessa" con il cuore gonfio di speranze e sogni impossibili. "Ci sono rimandi al presente ma non so quanto consapevoli - spiega il regista -. Non è una riflessione sull'America di oggi ma è innegabile che la leggerezza con cui gli americani pretendono di dettare le regole o di non capire le altre civiltà è rimasta la stessa.  La presunzione di imporre il loro stile di vita come unico e non concepirne altri è l'errore sociale in cui sono sempre caduti". Gli emigranti "non sapevano leggere né scrivere. Non avevano niente, ma erano ottimisti. Speravano nel domani, nell'abbondanza, il famoso sogno americano. In realtà ci sarebbero volute almeno due generazioni prima che alcuni di loro possedessero la terra". Intanto venivano trattati come "cavie". Appena sbarcati a Ellis Island venivano sottoposti a dei test per studiare il loro grado di adattabilità al progresso e all'industria, "ad esempio con delle domande - continua Crialese - la più frequente era se credevano nel diavolo e lo avevano mai visto. Erano contadini, perlopiù analfabeti e superstiziosi, e rispondevano di sì. Poi c'erano i puzzle, i giochi con pezzi di legno. E c'era anche una sala operatoria. Usavano l'elettroshock". Respiro è costato 1 milione di euro, La porta d'oro 12 milioni. "All'inizio ero molto spaventato. Non sapevo se sarei stato in grado di gestire un progetto tanto costoso. Oggi sono sereno, grazie anche al rapporto con Rai Cinema che è stato ottimo".