“Rispetto e pudore inusuale, ma ho detto subito di sì a Costanza, perché era importante che questa storia venisse raccontata”. Parola di Alba Rohrwacher, protagonista del nuovo film di Costanza Quatriglio, Con il fiato sospeso, fuori concorso alla 70esima Mostra di Venezia. La Rohrwacher  interpreta la studentessa di Farmacia Stella, che si rende conto che nei laboratori di chimica dell'università qualcosa non va: l'ambiente è insalubre, qualcuno inizia a star male, eppure i professori parlano di coincidenze. La sua storia si intreccia con il diario (il narratore è Michele Riondino) di chi ha già percorso la stessa strada, ed è una storia vera, fatti di cronaca, anche giudiziaria: Con il fiato sospeso è ispirato al memoriale-denuncia di Emanuele, dottorando nel Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Catania morto nel 2003 di tumore al polmone.
E' in corso un processo per i reati di disastro ambientale e gestione di discarica non autorizzata in relazione a quanto accaduto tra il 2004 e il 2007 ai laboratori di chimica dell'Università di Catania, ed il film è dedicato a Emanuele e altre due ricercatrici scomparse: “Abbiamo costruito un percorso per fare esperienza a cui Alba potesse attingere per rendere la meglio il suo personaggio, che include simbolicamente Emanuele e gli altri studenti deceduti, ma questo non è un documentario, né un film a tesi, tantomeno un j'accuse nei confronti dell'Università di Catania”.
E la Rohrwacher parla di “confessione, non c'era la macchina del cinema a invadere, ma solo io Costanza, fonico e operatore”. “Tutto finto e tutto vero” Con il fiato sospeso, prodotto dalla regista con Jole Film e prossimamente nelle nostre sale con Istituto Luce Cinecittà: avrebbe potuto essere un lungometraggio, la Quatriglio ci ha lavorato e sperato per anni, ma oggi si dice “soddisfatta di aver realizzato questi 35 minuti con il pregio della libertà, il privilegio dell'indipendenza e il rischio scampato della solitudine, perché per fortuna non è stato così, ma condivisione di pensieri liberi indipendentemente dal formato”. La vicenda raccontata da Con il fiato sospeso, prosegue la regista, “è esemplare dello stato dell'arte dell'Italia, per cui ho da subito sentito il desiderio di distaccarmi dalla cronaca, sebbene il diario di Emanuele sia il punto di partenza e sia in corso un processo. Non mi interessa neanche più sapere se esista una correlazione diretta tra le condizioni di quei laboratori e le morti dei ricercatori, perché nell'università si muore anche psicologicamente, il nostro Pese ha perso l'idea di futuro, la pietas e la passione”.
Eppure, aggiunge la Rohrwacher, “qui c'è anche un latro punto di vista, quello di Stella, ovvero quello di chi va alla guerra e muore per passione, portando la speranza del cambiamento della mai generazione”. Conclude la Quatriglio, “l'università è un campo minato, gli studenti soldati”.