“Ogni immagine ha un valore. Ma se ce ne sono troppe la loro importanza diminuisce. Oggi i film, specialmente quelli americani, si dimenticano di ragionare sul senso della vita, e pensano solo al rumore e alla storia. Sono girati per quelli che mangiano i pop corn in sala, quindi bisogna sovrastare il baccano provocato dalle loro mandibole”. Dopo aver vinto il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia 2016, Andrei Konchalovsky presenta Paradise alla ventesima edizione del Tertio Millennio Film Fest.

“Non ho voluto raccontare il dramma dell’Olocausto. È banale riprendere centinaia di Ebrei che vanno a morire, perché oramai ci sono troppe opere che affrontano il tema della deportazione, a partire dal Nabucco di Verdi. Paradise è un lungometraggio sul fascino del male, su come i nazisti hanno scelto di sterminare milioni di persone pensando di essere nel giusto. Ancora oggi la cattiveria umana si nasconde dietro alla democrazia”. Il regista racconta la tragedia attraverso tre personaggi dai destini incrociati. Olga è un’aristocratica russa dai forti ideali, che viene arrestata per aver nascosto due bambini ebrei. Incontrerà Jules, un collaborazionista francese che spera di salvarsi la pelle, ed Helmut, un ufficiale delle SS. Alla fine delle loro vite, dovranno testimoniare davanti a un tribunale “celeste”, e saranno giudicati per le loro azioni.

“La politica cambia, ma le persone no. Il dolore rimane sempre lo stesso, e la gente continua a sbagliare perché pensa di fare del bene. Esiste una soluzione? Io non fornisco risposte, sollevo domande”. Oltre a far riflettere, Konchalovsky si rivela anche coraggioso: “Bisogna girare i film per se stessi, non per gli altri, e bisogna confrontarsi con i propri fallimenti. I flop sono sempre dietro l’angolo, ma qualche volta arrivano anche i premi e le soddisfazioni”. Infatti Paradise rappresenterà la Russia alla prossima cerimonia degli Oscar.

Poi il regista sprona le nuove generazioni: “Serve un grande talento per mettersi dietro la macchina da presa. I produttori non finanziano facilmente un progetto, e nel settore c’è sempre meno libertà. I vincoli e le regole continuano ad aumentare, ma un film si può realizzare anche con un telefonino. Bresson diceva che il futuro del cinema è nelle mani delle nuove generazioni, che saranno disposte a pagare per presentarsi su un set”. Le storie sono ovunque, e anche camminando per la strada si può trovare una buona idea. “Servono uno sguardo attento e un orecchio fino per scoprire il cinema nel quotidiano”. Parola di Andrei Konchalovsky.