"Ho scritto una piccola storia mentre ascoltavo Vivaldi e da lì è nata l'idea di girare un film dal titolo Et in terra pax”. Così Matteo Botrugno presenta la sua opera prima diretta insieme a Daniele Coluccini in uscita nelle nostre sale venerdì 27 maggio distribuita da Cinecittà Luce.
Et in terra pax è una storia di miseria e criminalità che si svolge sullo sfondo di Corviale, detto “Il Serpentone”, un quartiere dell'estrema periferia romana: “E' ambientato a Roma, ma potrebbe essere ambientato in qualsiasi altra città. La nostra intenzione era di fare un film estendibile a tutte le periferie, dove venisse fuori la solitudine esistenziale dei personaggi, ingabbiati in una condizione d'isolamento e chiusura che genera violenza”, dice Daniele Coluccini. E Matteo Botrugno aggiunge: “Ci siamo soffermati non sull'atto, ma sulla causa, sull'effetto e le condizioni in cui si determina la violenza”. Un microcosmo di destini ed esistenze che si intrecciano all'ombra di un palazzo dimenticato, teatro di vicende dove i rabbiosi istinti di sopravvivenza, la volontà di riscatto e le contraddizioni dell'essere umano divengono lampanti, dove i personaggi non hanno niente da dirsi e vanno avanti per associazioni di idee.
Nel cast Maurizio Tesei, Ughetta D'Onorascenzo, Michele Botrugno, Fabio Gomiero, Germano Gentile: “Non sono attori famosi, ma li avevamo visti recitare a teatro. Abbiamo lavorato molto sulla dizione, cercando di sporcare il linguaggio e farlo diventare romano da strada”, spiega Daniele Coluccini che insieme a Matteo Botrugno ha lavorato anche sul contrasto tra le immagini (girate in digitale con la red one camera) e la musica sacra.
Presentato alle Giornate degli autori al Festival di Venezia 2010, Et in terra pax è un progetto realizzato in totale indipendenza finanziaria e creativa, con l'impianto di una produzione low budget (costato 100mila euro). Sviluppato da Simone Isola e dalla società di produzione Kimerafilm, il film si avvale degli investimenti della Settembrini Film e del produttore Gianluca Arcopinto, che conclude: “Purtroppo in Italia ormai si fa un cinema di sistema, io continuo a fare questo cinema per scelta con tutte le difficoltà che ne conseguono e ne sono fiero”.