Gli occhi sgranati di Margherita Buy sono un po' una sorpresa, per chi ha letto I giorni dell'abbandono di Elena Ferrante. La Buy fissa rapita l'esecuzione del violinista Goran Bregovic mentre la musica accresce l'interesse stordito della donna. E' una scena clou del romanzo della Ferrante, scrittrice misteriosa che nessuno ha mai visto o incontrato (si è persino ipotizzato fosse lo pseudonimo di Domenico Starnone), già autrice di L'amore molesto, diventato un film di Mario Martone. A essere sedotto dal suo stile duro, veemente, a tratti sgradevole è stato un altro regista: Roberto Faenza, che in Prendimi l'anima aveva dimostrato una certa confidenza con abiezioni e follie della passione amorosa. Questa volta ha alzato il tiro, il personaggio creato dalla Ferrante è nella sua fragilità emotiva fortemente caratterizzato, nonostante l'incipit di apparente banalità: una donna trentacinquenne lasciata a se stessa, e ai due figli, dal marito. "Ho pensato a Margherita Buy - ci dice Faenza ospite degli incontri "Pronti, quasi pronti, ai nastri di partenza" condotti da Maurizio Di Rienzo nell'ambito delle Giornate Professionali di Cinema - forse perché ha passato un'esperienza analoga, ed era particolarmente sensibile all'argomento. E' stata coraggiosa: la protagonista usa un linguaggio violento, parole che astratta dal contesto possono sembrare solo insulti e parolacce". In uscita a metà settembre, I giorni dell'abbandono, che molto probabilmente sarà selezionato per il Festival di Venezia, è interpretato oltre che dalla Buy e da Bregovic (che cura anche la colonna sonora) da Luca Zingaretti, a cui tocca il ruolo scomodo del marito. Monocorde e fatuo per la Ferrante, è stato ritoccato però da Faenza secondo una logica maschile: "Ho scelto di dargli più spessore. Rispetto al testo ci sono dei cambiamenti ma questo è il più rilevante". Nessun contatto con l'autrice se non postale: "Le ho mandato la sceneggiatura e lei mi ha scritto alcune osservazioni. Curiosamente non ha firmato la lettera". C'è ancora incertezza sul finale, Faenza ne ha girati due, uno più in linea con il romanzo, l'altro più ottimista. "Tocca un tema di grande attualità - dice la produttrice, e compagna di Faenza, Elda Ferri -. La capacità di accettare che la fedeltà sia un desiderio legittimo ma non un diritto".