“Un film divertente e disperato, perché racconta, purtroppo, una buona metà del paese distaccata dalla vita istituzionale, dalla partecipazione politica. Io ho grande rispetto dei partiti, il Parlamento non è una  fogna, ma una conquista: quando sento parlare della necessità della legalità sono d'accordo, ma il Parlamento come fogna, beh, mi pare offensivo”. Parola del regista Riccardo Milani, in lizza ai 26esimi European Film Awards, in programma questa sera  Berlino, nella neonata categoria per la migliore commedia europea con Benvenuto Presidente!. Se la vedrà con Gli amanti passeggeri di Pedro Almodovar, Love Is All You Need di Susanne Bier e il serbo-croato The Priest's Children, ma Milani, reduce anche dal successo televisivo della fiction Una grande famiglia (ci sarà la terza serie), parla delle nostre commedie, “quelle con una visione politica: Scola, Monicelli, Risi hanno raccontato il Paese come i libri di storia, senza nasconderlo”.
Sul successo di Sole a catinelle di Zalone, viceversa, sottolinea come sia “sbagliato usare un film quale spartiacque. Zalone è un bene, perché quegli incassi ti consentono di fare altri film, ma illumina un problema editoriale complessivo:  si segue un film e si fa solo quello per anni, e la stessa cosa vale per gli attori, mentre bisognerebbe offrire più generi, allargare il pubblico”. In altre parole, “far respirare il cinema dare la possibilità di essere popolare, perché è sbagliato seguire le nicchie: qualità e popolare si devono sposare”, aggiunge Milani, ricordando un lontano cineforum da cui venne allontanato per aver sostenuto la bontà de I soliti ignoti in raffronto ai film russi in bianco e nero e sottolineando come “Monicelli sia stato rivalutato dopo anni, prima era serie B o C, e anche io sono stato bastonato e massacrato in tutti i modi”.
Tornando a Benvenuto Presidente!, precisa: “Non è, non è mai stato un film grillino, ma l'affresco disperato del nostro paese, perché gli italiani danno la colpa ai partiti della corruzione che hanno dentro geneticamente… E' l'Italia che si para dietro la politica, mettendo un sipario tra sé e la propria coscienza. Chi commette un crimine deve andare in galera, elementare, ma non lo è: la mancanza di legalità è quasi genetica, i figli vengono educati a saltare la fila. Siamo un Paese storicamente corrotto, corruttibile e che tende a corrompere”. In cantiere, Milani ha già un nuovo film, Non è come pensi, sul set a fine febbraio, prodotto da Federica Lucisano e Rai Cinema, co-sceneggiato dalla moglie di Milani Paola Cortellesi, ovvero, “la storia di una donna italiana che all'estero fa un mestiere, l'architetto, che in patria non riesce a fare. La sfida è fare di questa tragedia una commedia”.