“Quello che vedete non ha niente a che fare con la cronaca, la storia delle giovani squillo dei Parioli ci ha dato solo lo spunto, ovvero quello di addentrarci in uno dei quartieri più chic della capitale che in realtà nascondeva vicende torbide come quelle”.

Andrea De Sica presenta Baby, la serie originale Netflix prodotta da Fabula Picture che dal 30 novembre sarà disponibile sulla piattaforma, in 190 paesi in tutto il mondo.

Diretta insieme ad Anna Negri, la serie segue le vicende di un gruppo di adolescenti del quartiere Parioli, a Roma, che sfidano la società ricercando la propria identità e indipendenza, sullo sfondo di amori proibiti, pressioni familiari e segreti condivisi.

Andrea De Sica e Anna Negri - Foto Pietro Coccia

Liberamente ispirata alla vicenda delle baby squillo dei Parioli, la serie è stata creata dal collettivo GRAMS, formato da cinque giovani autori: Antonio Le Fosse, Re Salvador, Eleonora Trucchi, Marco Raspanti e Giacomo Mazzariol. Coautori del soggetto e head writer sono Isabella Aguilar e Giacomo Durzi: “L’obiettivo era fare una serie neoromantica, che portasse in superficie il chiaroscuro di un percorso di crescita di un adolescente, qui inserito in un ambiente che in qualche modo lo fa sentire teleguidato. E per fuggire da questo mondo ecco che si tenta un percorso segreto, fatto di errori, in cui anche una cosa aberrante come la prostituzione diventa una sorta di esperimento pericoloso. Ma la nostra volontà non era quella di fare un prodotto di denuncia sociale”, spiega Aguilar.

“La chiave di lettura era quella di creare empatia, non di giudicare le ragazze o le loro vite segrete. Questo può portare ad una riflessione sensata su quello che è il baratro in cui finiranno.

La serie è dinamica perché racconta il conflitto tra nichilismo e ricerca d’amore”, dice Eleonora Trucchi dei GRAMS, alla quale si aggiunge anche Re Salvador: “Questa è una serie che parla d’amore. Abbiamo creato un universo in cui ogni singolo personaggio cerca amore in un mondo dove però l’amore non esiste”.

Tra gli interpreti principali di Baby, Benedetta Porcaroli è Chiara, Alice Pagani è Ludovica, Chabeli Sastre Gonzalez è Camilla, Riccardo Mandolini è Damiano, Brando Pacitto è Fabio, Mirko Trovato è Brando, Lorenzo Zurzolo è Niccolò.

“Il personaggio di Chiara è molto particolare – racconta Benedetta Porcaroli –. È come se avesse vissuto tutta la sua vita per soddisfare le aspettative della gente. Ci sarà un grandissimo cambiamento da parte sua, che rivela il vero carattere di questa ragazza. Luci e ombre per sottolineare quanto sia delicato il passaggio dall’adolescenza all’età adulta”.

A favorire questo “cambiamento”, come suggerito nei primi due episodi della serie presentati alla stampa, l’amicizia con la coetanea Ludovica, interpretata da Alice Pagani: “Ludovica è una ragazza molto fragile. Cerca rapporti autentici, amore e sicurezza perché è totalmente insicura e tormentata. Luce e buio caratterizzano anche lei, ma in maniera opposta a Chiara e per questo si trovano in modo così repentino”.

Ma “la serie è corale – aggiunge De Sica, che spiega: ognuno di questi ragazzi ha problematiche comuni, partiamo dalla descrizione dei vari personaggi per arrivare poi alla questione della prostituzione, che è solamente una delle possibili declinazioni di quanto raccontiamo. Non volevamo un approccio pornografico, ma che il tutto fosse frutto di un percorso. E soprattutto senza alcun filtro paternalistico, cercando di essere il più fedeli possibile ai conflitti pregressi, alle problematiche esistenziali di un mondo dove in apparenza è tutto perfetto ma in realtà non è così. È un mondo che funziona al rovescio, un ribaltamento in cui i ragazzi si ritrovano ad essere già adulti”.

Adulti interpretati, tra gli altri, da Isabella Ferrari (è Simonetta, la mamma di Ludovica), Galatea Ranzi (Elsa, la mamma di Chiara), Claudia Pandolfi (Monica, la matrigna di Damiano), Paolo Calabresi (Saverio), Tommaso Ragno (Fedeli, il preside della scuola privata).

Il cast di Baby - Foto Pietro Coccia

“Avevo il compito di portare uno sguardo femminile, ma il racconto era già di per sé molto empatico, anche molto centrato sul confronto generazionale, sul disagio”, dice la coregista Anna Negri: “Tra tutti questi comportamenti di ribellione c’è soprattutto quello delle ragazze che trovano nei modelli materni un esempio che provoca infelicità”.

Ma “l’unica possibilità affinché possa esistere un rapporto funzionale tra genitori e figli è dato dall’autenticità”, sostiene Alice Pagani.

Alla quale si accoda Benedetta Porcaroli: “La fase più difficile è quella in cui i genitori realizzano che i propri figli siano esseri a sé stanti e, allo stesso tempo, quando i figli smettono di vedere i propri genitori come supereroi. Anche per questo ritengo che la serie sia molto innovativa, proprio per il modo in cui racconta queste famiglie disfunzionali, con i genitori che sembrano trasformarsi in nulla più che coinquilini per i figli. L’obiettivo, in fondo, era quello di mettere il pubblico nella condizione di farsi delle domande, non di fornirgli chissà quali risposte”.