"La moda, proprio come il cinema, ti seduce, ti illude: è qualcosa che dura poco, che può passare". Forse anche per questo, ma soprattutto per "uscire da questa sbornia di commedia che ormai non racconta più il nostro paese", i fratelli Vanzina abbandonano la consueta vis comica per concedersi un nuovo tuffo nel cinema di genere e tornare, proprio come accadde nel 1985, all'apparente splendore delle passerelle, degli abiti firmati contrapposto al tetro, oscuro dietro le quinte che anima il mondo "incantato" della moda: è Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata, che Medusa porterà nelle sale dal 25 marzo in oltre 350 copie e che riprende solo per titolo e atmosfere l'originale di 26 anni fa: "Non è né un sequel né un remake - puntualizza subito il regista, Carlo Vanzina - semplicemente quando con mio fratello e con Franco Ferrini ci siamo riuniti per scrivere un giallo, alla fine ci siamo ritrovati un'altra volta invischiati nel mondo della moda". Proprio come accadde nel 1985, quando, ricorda ancora il regista, "il produttore Achille Manzotti (a cui il film è dedicato, ndr) venne da me, che finora avevo girato solamente film comici, per sapere se ero disposto a girare un film tratto dal libro "Sotto il vestito niente" che inizialmente era stato affidato ad Antonioni: fu un successo straordinario, all'epoca cruciale per la mia carriera".
Oggi, come allora, tutto parte da Milano e da quello che sbrigativamente gli inquirenti considerano nulla più che un incidente: la celebre modella Alexandra Larsson (Burman) viene travolta da un pirata della strada, ad indagare ci pensa l'ispettore Malerba (Francesco Montanari) che, giorno dopo giorno, finirà per addentrarsi negli intrighi che regolano la quotidianità dello stilista Marinoni (Richard E. Grant), della sua famiglia, delle sue modelle, tra le quali la nuova arrivata Britt (Vanessa Hessler), dei suoi nemici. "Sono tre storie che alla fine convergono - dice l'altro autore del film, Franco Ferrini - e che in qualche modo rispettano fedelmente le convenzioni di un genere, il giallo, che proprio come la moda, fonda il suo fascino sulla seduzione di qualcosa che viene costantemente mostrato e celato, raccontato e nascosto".
Ma che cosa è cambiato dagli anni '80 ad oggi? Intanto la città di Milano, che a differenza di allora, dice Enrico Vanzina, "cela, nasconde, cerca di sviare l'attenzione da se stessa mentre prima era più sfrontata, consapevole di essere il motore di qualcosa", e poi la stessa moda, che secondo Carlo Vanzina "in quegli anni era caratterizzato dalla continua esplosione di nuovi stilisti emergenti, da Versace ad Armani, da Ferrè a Moschino, dal made in Italy e da vere e proprie top model, come Naomi Campbell o Claudia Schiffer, mentre oggi con la globalizzazione le sfilate non privilegiano più le star, i volti sono anonimi e quello che deve passare è solamente il vestito". E anche per questo, spiega ancora il regista, "al sottobosco che mostravamo nel film precedente abbiamo preferito in qualche modo la storia più incentrata sulla famiglia dello stilista, la parabola di due ragazze scandinave che si ritrovano a dover fronteggiare le insidie di un mondo dorato e spietato e la vicenda di un ispettore del sud che ne ignora le dinamiche ma che è costretto ad imparare a conoscere per portare avanti le indagini". Interpretato da Francesco Montanari, il Libanese del serial Romanzo criminale, per il quale Enrico Vanzina scomoda paragoni eccellenti (Gian Maria Volonté): "E' stato un passaggio non proprio traumatico - racconta Montanari - anche perché mi sento più vicino a Malerba che al Libanese. Quello che ho provato a fare, conclude, è stato cercare di interpretare un personaggio normale ma non banale".