In quattro hanno chiesto di vederlo: Steven Spielberg, Christopher Nolan, Mel Gibson e Night M. Shyamalan. Circostanza che, fosse stata ricordata nei flani del film, avrebbe reso più di ogni altra strategia di lancio. Anche così a Buried - dal 15 ottobre in Italia in 180 copie distribuite da Moviemax - la pubblicità non è mancata. Già a gennaio, grazie al trampolino del Sundance, questo film aveva ricevuto lusinghe dalla critica e risonanze mediatiche. Colpiva l'idea, narrativamente suggestiva e filmicamente impervia, di riprendere per un'ora e mezza - e (quasi) in tempo reale - un uomo sepolto vivo in una bara di circa tre metri.
L'uomo in questione è l'impavido Ryan Reynolds (dopo 17 giorni di riprese, è tornato a casa dalla moglie Scarlett Johansson con escoriazioni alle spalle, dita bruciacchiate e la sabbia addosso) che, nei panni di un contractor di stanza in Iraq, si ritrova sottoterra, rinchiuso in una cassa di legno, con un cellulare, una matita e un accendino Zippo. Prima che l'ossigeno finisca dovrà capire perchè sia finito lì dentro e il modo di uscirne vivo: "Realizzare un film dalla bella sceneggiatura di Chris Sparling era una sfida - dice il regista spagnolo Rodrigo Cortes, a Roma per la presentazione del suo lavoro -. Lo script girava a Hollywood da tempo, tutti ne apprezzavano la qualità, ma nessuno voleva finanziarlo. Pensavano che metterlo in scena sarebbe stato impossibile".
E invece, con l'esiguo budget di 2 milioni di dollari (e un mercato che alla fine ha risposto alla grande: la pellicola è stata venduta ovunque), quel film Cortes l'ha fatto: "Ho messo da parte il buon senso, ho dimenticato di dover girare dentro una cassa di legno e ho scelto tutti gli strumenti che il cinema mi metteva a disposizione, travelling compresi". Anche l'artificio scenografico ha aiutato: "Abbiamo costruito 7 casse diverse, una con pareti mobili, una più lunga, una ruotabile, una rinforzata per permettere a Ryan di colpirla senza distruggerla, e così via". Più difficile convincere l'attore ad accettare il ruolo: "La sceneggiatura gli era piaciuta moltissimo, ma anche a lui il film non pareva fattibile. Poi ha visto il mio precedente lavoro (Concursante, inedito in Italia, ndr) e ci ha ripensato. Mi ha chiamato per avere maggiori dettagli, l'ho incontrato a Los Angeles e abbiamo iniziato a girare". Praticamente una dilatazione della scena della bara di tarantiniana memoria (vedi Kill Bill 2): "Bella sequenza quella di Tarantino, ma durava 6 minuti, e non 94 come il mio film". I riferimenti sono stati altri allora? "Hitchcock senza dubbio, il maestro più grande, e l'autore di due virtuosismi tecnico-narrativi senza precedenti: Prigionieri dell'oceano e Nodo alla gola". E come Hitchcock imbastiva intrighi che si risolvevano in un nonnulla, veri e propri catalizzatori di storie, così anche Cortes - che domani sarà ancora nella capitale per una lezione di cinema agli studenti della NUCT - spiega come il riferimento alla guerra irachena sia solo "un Macguffin, ovvero un pretesto narrativo. Buried non esprime nessuna mia valutazione politica, è solo un thriller". Con accenti da commedia: "La sua struttura è quella de L'appartamento o Fuori orario: c'è un personaggio perseguitato dalla mediocrità umana e da una burocrazia stupida, una situazione che diverte sempre molto. Perciò Buried per me è quasi una commedia kafkiana".