Convince ed è travolto dagli applausi al concorso della 64° Berlinale, Aloft il debutto in lingua inglese della regista peruviana Claudia Llosa (37 anni), che qui a Berlino nel 2009 ha vinto l'Orso D'Oro con il bellissimo The Milk of Sorrow (La Teta Asustada).
Aloft racconta di Nana (Jennifer Connelly), una madre che circostanze drammatiche portano ad abbandonare il figlio Ivan (Cillian Murphy) che per vent'anni non rivedrà più. Ivan bambino aveva un fratello più piccolo e malato terminale. Nana fa di tutto per tenere insieme una famiglia che si sta sgretolando, pretende da Ivan di assistere il fratellino come un adulto. Ivan per reazione fugge nel suo mondo segreto condiviso con il falco Inti. Nana fa la conoscenza di un guaritore. Attraverso lui crede di scoprire la propria forza guaritrice. Ma la morte tragica del fratello che Ivan ha provocato spezzerà per sempre la famiglia. Vent'anni dopo una giornalista (Mélanie Laurent) convince Ivan a cercare la madre, nel circolo polare artico.
Le star Connelly e Murphy dichiarano in conferenza stampa di essersi letteralmente innamorati della sceneggiatura firmata Llosa. Così Murphy: "Appena ho letto lo script sapevo di voler partecipare al film. Un soggetto molto intenso di una delle migliori autrici di cinema contemporanee“. Questo Festival di Berlino è anche un po‘ anche il Festival dei bambini, protagonisti in tante pellicole, anche nel concorso.
Il film tedesco Jack ha ipnotizzato il pubblico per l'intensità del piccolo protagonista. Anche in Aloft le scene con i bambini sono bellissime. Che tipo di sfida è per un attore recitare con bambini così piccoli? Risponde Jennifer Connelly: "I due bambini sono straordinari. A quell'età non si può parlare di professionalità, ma sono stati due bambini eccezionali".
Interessante e poetica l'idea delle "cattedrali naturali", usate dal guaritore. Sculture di alberi e rami che sembrano sfiorare il cielo, in qualche modo feticcio e strumento della sua fede guaritrice. Come è arrivata la regista a un'idea così originale? "Per me scrivere è come scolpire. Scolpire è dare forma a una pietra, sentire la materia. Questa è la scrittura per me. Non sono interessata alle decisioni e ai giudizi. Sono interessata alla complessità delle cose. Della natura“.
L'arte è al centro del film. "Ma non l'arte in sé“, chiarisce Llosa. „L'arte come strumento per trovare il senso delle cose, della vita, il valore di sé stessi“. Come è stato questa volta lavorare con star internazionali? Per Claudia Llosa non c'è differenza dal lavorare con attori peruviani, in Perù, "semmai, considero quest'esperienza, e questo film, come un regalo. Il film deve moltissimo agli attori“.
Un film complesso, con più linee di lettura. La famiglia, la morte, l'abbandono, la natura, la Fede. Quale prevale nelle intenzioni di Claudia Llosa? "Viviamo in tempi pieni di sfiducia e mancanza di valori. L'idea e l'atto del perdono è oggi un valore in sé. Fondante, forse, per un rinnovamento della società. Il perdono è un miracolo“.