E' crisi aperta per il mercato cinematografico italiano. In base ai dati Cinetel, presentati questa mattina a Roma in occasione dell'apertura delle Giornate Professionali del Cinema, sono crollati nei primi sei mesi del 2005 sia gli incassi che gli spettatori. Rispetto allo stesso periodo del 2004, il calo è stato rispettivamente del 17,84% e del 18,05%. Tra gennaio e giugno di quest'anno (i dati sono aggiornati al giorno 19 di questo mese) l'incasso totale si è attestato a 253.198.143 euro contro i 308.194.738 incassati nello stesso periodo del 2004. Mentre le presenze nelle sale sono scese dai 52.151.910 dell'anno scorso ai 42.740.986 di quest'anno. La crisi si acuisce soprattutto nei mesi estivi. A gennaio il calo era pari a 10% circa, mentre a maggio arriva a sfiorare il 34%. L'unico mese a registrare un trend positivo è quello di marzo con un +9%, risultato fortemente legato all'arrivo in sala in quel periodo di Manuale d'amore di Giovanni Veronesi, unico italiano ad aver superato i 10 milioni di incasso e anche il solo presente (al secondo posto dopo Mi presenti i tuoi?) nella top ten dei primi sei mesi del 2005. A soffrire dell'attuale situazione non è tuttavia soltanto il mercato cinematografico italiano.Da mesi si parla di un calo preoccupante di presenze anche negli Usa e in Europa. Lo confermano anche gli ultimi dati Cinetel, in base ai quali, ad eccezione della Gran Bretagna, nei primi cinque mesi del 2005 gli spettatori sono diminuiti fortemente anche in Germania (-15,3%), Spagna (-15%), Francia (-9%) e Usa (-11%). "Occorre una strategia a lungo termine" dice il ministro per i Beni e le Attività Culturali Rocco Buttiglione, che questa mattina ha partecipato all'incontro, insieme al Direttore Generale per il Cinema Gaetano Blandini e ai rappresentanti delle associazioni in cui si riuniscono esercenti e distributori. "Contiamo entro il semestre di presidenza inglese dell'UE di avanzare una proposta per chiedere una direttiva europea che consenta di porre le basi per un'industria cinematografica comune e in grado di concorrere con quella Usa" ha annunciato Buttiglione. Il ministro ha ribadito il principio di "eccezione culturale" per la Settima Arte e l'importanza di rinunciare a qualsiasi forma di protezionismo per favorire la competitività del prodotto cinematografico europeo sul mercato internazionale. "Di crisi si parla da 20 anni. Il punto è capire perché il 2004 è stato per le sale un anno straordinario e il 2005 ha invece registrato solo segni fortemente negativi. Per farlo non bastano le chiacchiere da corridoio, né le opinioni personali espresse al bar, ma serve un confronto vero e sereno" dice Blandini. "Bisogna prima di tutto sedersi a un tavolo insieme ai distributori, agli esercenti e ai produttori per analizzare in maniera seria le cause di questa situazione e soltanto dopo proporre delle soluzioni - continua -. Inutile anche alzare la voce e chiedere un sostegno generico, che rischia di trasformarsi in mera assistenza. E con le politiche assistenzialiste sono fallimentari in partenza". La preoccupazione "è che ci sia un po' di disaffezione da parte del pubblico per il cinema" dice Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato della Medusa Film. "Ma non mi fascerei troppo la testa prima di essermela rotta". E' ottimista anche Richard Borg, presidente dell'UNIDIM, l'associazione che riunisce i distributori: "La quantità e la qualità dei film che arriveranno nelle sale nei prossimi mesi non può che farci ben sperare". Sullo stesso tono il commento di Alberto Francesconi, presidente dell'Agis: "La situazione non è rosea ma non ci spaventiamo", mentre non nasconde la sua profonda preoccupazione Walter Vacchino, a capo dell'ANEC, l'associazione degli esercenti: "Il 2004 era partito con un aumento dell'11% degli spettatori. Credevamo che il 2005 sarebbe stato l'anno del record, invece abbiamo assistito a un netto cambiamento di tendenza".