"Ho sempre pensato che il cinema indipendente italiano non sia mai veramente tale. Un produttore non può in nessun caso fare a meno di certi elementi, come il sostegno dello Stato o della televisione. Ma io sono fiero di fare film che siano davvero liberi. Autonomi". Da questa riflessione di Gianluca Arcopinto e dall'incontro con l'editore Sergio Bianchi, nasce la nuova collana di DeriveApprodi, dedicata - per l'appunto - al Cinema autonomo. "Il nostro scopo - prosegue il produttore - è portare a galla una certa pratica cinematografica che sceglie di tenersi alla larga dalle logiche commerciali, in nome della verità". "L'idea - sottolinea Bianchi - era quella di creare un canale alternativo, che permettesse una concreta distribuzione anche a quei prodotti ingiustamente penalizzati".
Cinque uscite a distanza di un mese l'una dall'altra, cinque cofanetti composti da un libro e un dvd, per dare voce alle visioni alternative, di cui Corso Salani è stato il più illustre rappresentante. Tra i titoli in vendita, infatti, ci sarà anche il suo Palabras. La prima pubblicazione vede protagonista Pietro, lungometraggio di Daniele Gaglianone accompagnato dal saggio di Arcopinto, da cui prende nome l'intera iniziativa. "Un testo importante - spiega Bianchi - una sorta di manifesto programmatico del cinema autonomo, che ne ricapitola i principi cardine, ricostruendone la storia".
"Sono molto orgoglioso di far parte di questo progetto" - racconta il regista - . E non solo perchè ho l'onore di inaugurarlo, ma anche perchè posso contare sull'appoggio di una casa editrice coraggiosa, che ha creduto in una pellicola ostinata". Girato in digitale, con 250.000 euro e in soli 12 giorni, Pietro è "un film nudo e scarno - ma non povero - con un budget e dei tempi che avrebbero fatto gola alla televisione". "Del resto – prosegue Gaglianone - questo sarà il nostro futuro: fare opere che facciano della povertà un merito e non un difetto. Come il cinema iraniano, come quello di Panahi e di Kiarostami". E sul libero mercato aggiunge: "Magari ci fosse! Mandarebbe a casa in due giorni tutti i grandi di oggi, abituati a vivere in un mondo fondato sul feudalesimo allo stato puro".
"La nostra soluzione - interviene l'editore - è cercare di riproporre iniziative promozionali di successo degli anni '70: mi riferisco ai cineclub o ai centri sociali che, essendo fondati sull'autogestione, sono luoghi deputati a diffondere prodotti in linea con uno spirito autonomo".
"Ma la vera risposta - incalza Arcopinto - è soprattutto rimanere se stessi, fregandosene di non essere all'apice del successo, in virtù dell'onestà intellettuale". "A me non interessa essere Domenico Procacci o Nicola Giuliano - conclude - e non provo nessun tipo di invidia nei loro confronti. La più grande sfida vinta è stata l'essere padre senza farmi tentare o corrompere dalla smania di denaro e di potere".