Mercato sala 2012? Segni negativi: -7,95% di incassi rispetto al 2011 (-17% sul 2010); -9,88% di presenze rispetto al 2011 (-17%). E la situazione si aggrava ulteriormente in questo scorcio di 2013: -5% di presenze nel primo trimestre rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso (-35% sul 2010). E per quanto riguarda la produzione italiana (film italiani più coproduzioni) nel 2012 piove sul bagnato: -34,71% di presenze e -36,23% di incassi rispetto al 2011, con la quota di mercato (Italia + coproduzioni) che passa dal 35,53 al 25,2%, cui fa fronte un aumento di quella Usa (dal 48,58 al 53,21%). Sono alcuni dei numeri del cinema italiano 2012 presentati stamane dalla Direzione Generale Cinema del MiBAC e dall'Anica al Collegio Romano. 166 i film di nazionalità italiana prodotti nel 2012, a fronte dei 155 del 2011, di cui 37 i film coprodotti (20 con la Francia), per un costo totale di 493,14 milioni (+ 60 mln sul 2011), di cui 156,39 di capitale straniero (valori stimati). Ma di questi ben 36 hanno una classe di costo inferiore ai 200mila euro e altri 36 si piazzano tra i 200 e gli 800mila euro: Angelo Barbagallo, presidente dei produttori Anica, li leverebbe dal computo e Nicola Borrelli dg Cinema del Mibac ne stigmatizza, a parte qualche rara eccezione, “l'inesistente attributo culturale”. Indi, in realtà la produzione nazionale si aggira stabilmente sui 100 film all'anno (non a caso, ad aver richiesto almeno una forma di credito d'imposta nel 2012 sono stati 106 titoli su 166).
Fondamentale, appunto, è il tax credit: 87 milioni di agevolazioni fiscali utilizzati da 79 film italiani nel 2012 e Anica e Luiss hanno stimato che per ogni euro di agevolazione si genera successivamente un gettito di 1,5 euro per lo Stato. Problema, “se nelle prossime settimane non si rinnova il tax credit – dice Barbagallo – l'anno prossimo non ci sarà alcun effetto positivo: è una responsabilità enorme per la politica”. “Lo dovrebbe fare questo governo”, aggiunge Riccardo Tozzi, presidente dell'Anica. 19 i film che hanno ricevuto il contributo Interesse Culturale del Ministero, 37 le opere prime e seconde a ricevere il contributo ad hoc, ovvero 35 e 51 rispettivamente i progetti finanziati a fronte di 21 e 40 del 2011: “Sempre più film hanno bisogno di un contributo statale, un dato inquietante”, dice Barbagallo, focalizzandosi sulle 51 opere prime e seconde finanziate dallo Stato, un “dato fuori parametro”.
A indagare le cause è Tozzi: i prezzi pagati dalle tv si sono abbassati fortemente, Medusa ha rallentato l'investimento (25% rispetto a 3-4 anni fa), Rai Cinema (abbassamento investimento medio e assorbimento progetti commerciali prima recepiti da Medusa) e il Fus (nei 75 milioni rientrano anche i finanziamenti al CSC, Mostra di Venezia, Cinecittà Luce: l'investimento pubblico nazionale diretto per la nostra produzione nel 2012 è stato di 24,4 milioni) sono frammentati, per cui “il cinema italiano sta andando verso il piccolo e brutto: rischiamo di venire spazzati via dal mercato”. Tra le altre cose, dice Tozzi, “urge inserire nei debiti dello Stato quelli nei confronti delle imprese cinematografiche”.
Sul fronte televisivo, in estrema sintesi, Tozzi lamenta che “la tv italiana, e soprattutto quella pubblica, trasmette meno film di ogni altro Paese europeo, privilegiando i talkshow giornalistici”: pressoché inesistenti i titoli italiani in prima serata su RaiUno (6) e RaiDue (2) nel 2012, 48 i titoli nostrani in meno sul satellite rispetto all'anno scorso e 767 i passaggi in meno. Ma è alle porte (1° luglio) l'applicazione del decreto sulle quote di cinema in tv emanato dal MiBAC e dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Per quanto riguarda l'esercizio, sono attualmente 1050 – ma vanno aggiunti i cinema delle comunità ecclesiali e quelli solo parzialmente digitalizzati, ovvero circa altri 700 – gli schermi non digitalizzati: “Basterebbero 5 milioni di euro, e sarebbe bello se il Governo li trovasse al di fuori del Fus”, concorda l'Anica.
Chi manca all'appello? La pirateria, e il presidente dei distributori Richard Borg sostiene che “si combatte con le leggi: se non sanzioni, almeno avvertimenti”. Il patron di Filmauro Aurelio De Laurentiis rincara la dose, individuando in 2,5 miliardi di euro all'anno i danni inflitti dalla pirateria al sistema cinema e auspicando ad hoc una class action congiunta di Anica e MiBAC contro lo Stato. Viceversa, Maurizio Sciarra dei 100autori punta il dito sulla revisione dei trattati commerciali internazionali – “Se viene cancellata l'eccezione culturale siamo finiti” – ed esorta l'Anica ad assicurarsi una frequenza televisiva digitale alla prossima asta.
Infine, sulla pirateria conclude il produttore Nicola Giuliano: “Servono sanzioni”, ma il problema fondamentale è “l'analfabetismo funzionale per cui l'Italia è prima al mondo con il 47%”.