Un film sperimentale, costato appena 500 mila euro, girato interamente nel carcere romano di Rebibbia e interpretato da attori professionisti e detenuti. E' Fatti della Banda della Magliana, opera seconda diretta dal regista Daniele Costantini e ispirata allo spettacolo teatrale Chiacchiere e sangue, da lui scritto e diretto. Prodotto dalla Goodtime Enterprise e dall'Istituto Luce (che lo distribuisce nelle sale dal 27 maggio in 15 copie), la pellicola ricostruisce la "straordinaria" vicenda della famigerata organizzazione criminale che tra il 1977, anno della sua costituzione, e i primi anni '90 dominò sulla città di Roma, attraverso il traffico di stupefacenti e la connivenza con mafia, politica, terrorismo nero, massoneria e servizi segreti deviati. Una pagina di storia che ha ispirato anche il giudice Giancarlo Di Cataldo per il suo Romanzo criminale e ora riscoperta dal cinema, con Michele Placido che ha appena terminato le riprese del suo nuovo film, ispirato proprio al libro di De Cataldo, e Daniele Costantini. Per Fatti della Banda della Magliana il Braccio G8 di Rebibbia si è trasformato, per tre settimane, in un vero e proprio set cinematografico. Davanti alla macchina da presa quattro attori professionisti, Francesco Pannofino, Roberto Brunetti (detto Er Patata), Fabio Grossi e Francesco Dominedò, e venti carcerati, tra i quali Tommaso Capogreco, Mario Contu, Lucio Sinisi, Gianfranco Zuncheddu, hanno dato volto ai personaggi ispirati ai reali protagonisti della vicenda. Con loro in due cammei anche Leo Gullotta, nel ruolo del giudice, e Fanny Cadeo, in quello dell'amante di uno del gruppo. Recitato in romanesco e girato con un impianto fortemente teatrale, quasi interamente in interni, ad eccezione di qualche scena esterna autorizzata dal direttore del penitenziario Carmelo Cantone e in alcuni casi con l'accompagnamento della scorta, il film si ispira per l'80% alla confessione del pentito Maurizio Abbatino (impersonato, col nome di Luciano Amodio detto "Riccetto", da Pannofino). "Quella della Banda della Magliana è una storia di straordinario interesse culturale, sociologico e criminale - spiega Costantini -. Per la prima volta una banda di malviventi romani riusciva a organizzarsi con dei contenuti etici assolutamente innovativi e con una gestione collegiale senza precedenti". Una vicenda unica anche per la singolare commistione di "tragedia e umorismo". "Dalla lettura dei verbali - continua il regista - è emersa anche l'involontaria comicità di questi criminali, quella tipica dei romani". Per i detenuti  e per gli stessi attori si è trattato di "un'esperienza straordinaria che ha regalato emozioni forti" come racconta Pannofino. "Io ho realizzato il mio sogno di bambino nel posto in cui mai avrei pensato di poterlo avverare" racconta Sinisi, che nel film è Paolo Urbinati (ossia Danilo Abbruciati). "Una scommessa che siamo certi di vincere" invece per l'amministratore delegato del Luce Luciano Sovena. "Il film - continua - è costato quanto la sola 'S' di Star Wars, ma questa è la strada su cui ci vogliamo muovere e che abbiamo intrapreso con opere come La spettatrice e Private".