Appunti sparsi sul 32° Festival di Torino, dal Concorso passando per Festa Mobile e qualche documentario. Un taccuino, senza alcun valore statistico sulla bontà o meno del cartellone, piuttosto con qualche estemporanea annotazione critica.

CONCORSO
Torino 32, pollice alto per N-capace di Eleonora Danco: ci piacerebbe ritrovare premiato questo viaggio Terracina – Roma con più fermate nel surreale, nel Moretti che fu, nel (soprav)vivere oggi di giovani e vecchi in sospensione. Pollice verso, all'opposto, per il secondo italiano in competizione: Frastuono di Davide Maldi, passo a due adolescenziale e musicale senza quid. Per dirla in musica, la migliore recensione al riguardo è contenuta in un bel pezzo degli Offlaga Disco Pax, Tono metallico standard. Vediamo se indovinate...
Sempre in Concorso, l'argentino Anuncian Sismos ha qualcosa a che fare con Frastuono: suicidi tra adolescenti, registro bimbominkia alternativo, interesse questo sconosciuto. Viceversa, The Duke of Burgundy dell'inglese Peter Strickland prende per lo stile il mèlo erotico e lesbo: confezione debitamente laccata, tensione estetizzante, funzionerebbe anche, ma per 45 minuti, non i 101 che dura. Pollice orizzontale anche per Mange tes morts di Jean-Charles Hue, road movie e heist movie gitano: non si ruba nulla, nemmeno il cuore degli spettatori. Anodino, quanto meno.
Muscolare, tagliato con l'accetta, ma tagliato bene, infine, il teutonico The Kings Surrender, esordio di Philipp Leinemann: sembra il pilot di una serie poliziesca (SWAT tedesca) scandinava, uno di quelle che vedresti senza spellarti le mani, ma la vedresti. 

FESTA MOBILE
Il film d'apertura, Gemma Bovery di Anne Fontaine, non è la Gemma che vorrebbe: sexyssima Gemma Arterton, sottile Fabrice Luchini, se qualcuno andasse a rileggere Flaubert il film troverebbe il suo massimo pregio. Tra gli altri cannensi, da La chambre bleue a The Homesman, passando per The Rover, la nostra menzione specialissima è per Turist / Force Majeure dello svedese Ruben Ostlund: elegante, tagliente, beffardo, disperante e umanissimo, è in corsa per gli Oscar, e noi speriamo li vinca. Arriverà nelle nostre sale con Teodora, buonissima notizia.
Sempre in ottica Academy Awards, applausi statuettabili per Eddie Redmayne, straordinariamente metamorfico sulla carrozzella di Stephen Hawking in The Theory of Everything di un regista che abbiamo sempre amato, e continuiamo a farlo, James Marsh. Dalla fisica teorica alla fisica di coppia: questa la scommessa vinta del film.
Meno bene, ma bene anche il nuovo Woody Allen, Magic in the Moonlight: prestidigitazione e inganni, amori e altri disastri in Costa Azzurra, con l'elegante Colin Firth e la vezzosa Emma Stone. Averceli.
Infine, una domanda: che è successo a Susanne Bier? Dopo l'ottimo In un mondo migliore (2010), il divertissement amalfitano Love Is All You Need (2012) ci poteva anche stare, ma con i due passi falsissimi Serena e questo A Second Chance (titolo paradossale, beffardo: non concede una seconda possibilità alla Bier...) come la mettiamo? Male, malissimo: forza Susanne, ritrova te stessa.

DIRITTI & ROVESCI
Sezione curata dal guest director Paolo Virzì, noi scegliamo Triangle di Costanza Quatriglio: la Triangle di NY 1911, il maglificio fantasma di Barletta 2011, le morti sul lavoro, il cinema che prova a curare, cercando un altro stupore possibile, lontano dalle Terze Vie di ieri, oggi e domani.

AFTERHOURS
Un nome, anzi, cinque: Jim Mickle regista, Joe Lansdale soggettista, il Dexter Michael C. Hall, la gloria Sam Shepard e il mejo fico Don Johnson in lotta contro gli snuff movie. Poesia di genere, questo è Cold in July, fatevi sotto!

TFF DOC
Qui di Daniele Gaglianone è partigiano, resistente, non fazioso: le ragioni NoTav, forse, la ragione senza attributi. Menzione speciale, poi, a Memorie – In viaggio verso Auschwitz di Danilo Monte, che per ritrovare un dialogo con il fratello diviso tra droga, comunità carcere, film e libri lo porta ad Auschwitz: ecco, come fare di un memento intoccabile qualcosa di vivo, utile, vero. Onore al merito.

Rimostranza a margine: una sala stampa senza wi-fi, ovvero con wi-fi non funzionante, non aiuta. Nemmeno un signor festival come Torino.