È uno dei volti-simbolo della Nouvelle Vague: quello di Anna Karina, legata a Jean-Luc Godard negli anni Sessanta, quando per il regista francese interpretò pellicole iconiche come La donna è donna, Bande à part, Alphaville.

E sarà proprio Jean-Luc Godard a scagliarsi contro il ministro della cultura francese, quando, nel 1966, decise di censurare il film di Jacques Rivette Suzanne Simonin, la religieuse de Diderot, interpretato proprio da Anna Karina, “un film condannato a morte dalla censura, la Gestapo della mente”, ha scritto Godard, auto-definendosi una voce che “telefona dall’estero, da un paese lontano, la Francia libera?”.

Anna Karina sarà domani, venerdì 29 giugno, alla 32ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, che la Cineteca di Bologna promuove fino al 1° luglio, proprio per presentare il nuovo restauro – realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata – che ci restituisce Suzanne Simonin, la religieuse de Diderot.

Due gli appuntamenti con Anna Karina:

  • alle ore 14.15 al Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini), presenterà il restauro di Suzanne Simonin, la religieuse de Diderot;
  • alle ore 18.45, in Sala Auditorium (Piazzetta Pasolini), terrà un incontro pubblico assieme al direttore della Cinémathèque Française Frédéric Bonnaud e al direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli.

Sarà l’occasione per ripercorrere, oltre a una carriera luminosa, le burrascose vicende censorie di Suzanne Simonin di Jacques Rivette, che viene presentato nella sua versione integrale, restaurata in un 4K che ne ridefinisce la rigorosa bellezza formale.

Storia d’una giovane monaca, costretta al convento dalle circostanze, sospettata d’essere posseduta, insidiata dalla madre superiora, nel 1965, all’annuncio di un adattamento cinematografico della Religiosa di Denis Diderot suscitò ire e petizioni in tutta la Francia profonda e cattolica, venne prima ammesso e poi ritirato dalla distribuzione, scatenò virulente reazioni pro e contro nella stampa, e una lettera infuocata di Godard al ministro della cultura André Malraux: “Non sono poi così sicuro, caro André Malraux, che lei capisca qualcosa di questa lettera. Ma lei è l’unico gollista che conosco e la mia rabbia deve per forza ricadere su di lei. In fin dei conti è un bene. Essendo io un regista come altri sono ebrei o neri, cominciavo a stufarmi di doverle sempre chiedere di intercedere con i suoi amici Roger Frey e Georges Pompidou per ottenere la grazia per un film condannato a morte dalla censura, la Gestapo della mente. Ma sant’Iddio, non pensavo di doverlo fare per suo fratello Diderot, scrittore e giornalista come lei, e la sua Monaca, mia sorella… Se non fosse prodigiosamente sinistro sarebbe prodigiosamente bello e commovente vedere un ministro dell’UNR del 1966 spaventato da uno spirito enciclopedico del 1789… Non sorprende che lei non riconosca più la mia voce quando parlo del divieto di Suzanne Simonin, la religieuse de Diderot definendolo un assassinio. No. Niente di sorprendente in questa profonda viltà. Con le sue memorie intime lei fa lo struzzo. Come potrebbe dunque lei, André Malraux, ascoltare me che le telefono dall’estero, da un paese lontano, la Francia libera?”.

Il Cinema Ritrovato

XXXII edizione

Bologna, 23 giugno – 1° luglio

 

Venerdì 29 luglio

Ore 14.15, Cinema Lumière (Piazzetta Pasolini)

SUZANNE SIMONIN, LA RELIGIEUSE DE DIDEROT (Suzanne Simonin, la religiosa / The Nun, Francia/1965)

Restaurato in 4K nel 2018 da StudioCanal in collaborazione con CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, Cinémathéque francaise e il Franco-American Cultural Fund presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata a partire dal negativo originale

Nel 1965 l’annuncio di un adattamento cinematografico di La religiosa di Denis Diderot turba i settori più conservatori della popolazione. Il romanzo narra la reclusione di una giovane in un convento dove finisce preda delle inclinazioni sadiche e saffiche delle madri superiori. Gli ex studenti degli istituti cattolici avviano una petizione per bloccare il progetto. Il ministro dell’informazione Alain Peyrefitte e Yvonne de Gaulle, moglie del presidente, sono sommersi dalle lettere provenienti da parte delle istituzioni religiose e dall’associazione dei genitori degli allievi delle scuole cattoliche.

Completato malgrado le ostilità, il film, reintitolato Suzanne Simonin, la religieuse de Diderot per non dare l’impressione di diffamare qualcuno, è oggetto di condanne e di accesi dibattiti all’Assemblea nazionale. Nel marzo del 1966 riceve l’autorizzazione alla distribuzione in sala, con il divieto ai minori di diciotto anni, ma il segretario di stato Yvon Bourges scavalca la commissione di controllo e – adducendo come motivazione il disturbo della quiete pubblica – impedisce l’uscita del film scatenando la virulenta reazione della stampa. Jean-Luc Godard si indigna con il ministro della “Kultur” André Malraux. Malraux rompe con il governo e permette che il film rappresenti la Francia al Festival di Cannes, dove viene applaudito. Grazie a un nuovo ministro, Georges Gorse, nel 1967 il film esce finalmente nelle sale con il divieto ai minori di diciotto anni: in cinque settimane si precipitano a vederlo 165.000 spettatori, attratti dalla pubblicità suscitata delle polemiche.

 

Ore 18.45, Sala Auditorium (Piazzetta Pasolini)

IL CINEMA SECONDO ANNA KARINA

Anna Karina dialoga con il direttore della Cinémathèque Française Frédéric Bonnaud e il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli