Quando il Cinema era Universale: un cinema popolare fiorentino nato nel dopoguerra e chiuso nel 1989 dove si andava per vedere i film... e gli spettatori. Tra nuvole di fumo (canne no limits...) e piccioni in picchiata contro lo schermo, rane saltellanti, petardi esplosi in sala e pubblico in Vespa, fino alla leggenda metropolitana: un fantomatico spettatore arrivato in 500 fino alla biglietteria…
Caso a Firenze, settemila copie del dvd vendute in pochi mesi, prima sold out al Teatro Verdi nel novembre 2008, Cinema Universale D'essai è diretto da Federico Micali, avvocato e regista impegnato (Genova senza risposte sul G8 del 2001, Firenze città aperta sul Social Forum 2002), a partire dal libro di Matteo Poggi Breve Storia del Cinema Universale.
"Io all'Universale ci sono andato solo una volta - dice il 38enne Micali - e ho capito quanto avevo perso... Per tre decenni è stato un pezzo di vita e storia di Firenze e dell'Italia: nell'89 è stato il primo cinema fiorentino a chiudere, ora in centro ne è rimasto solo uno e mezzo... La Firenze capitale culturale italiana negli anni '80 si trasformava nell'odierna città-vetrina: specchio dei tempi, l'Universale diventò discoteca. Chiusa pure quella, oggi sarà probabile vittima dell'edilizia di scambio...".
Dopo e contemporaneamente (verrà presto distribuito nel circuito Feltrinelli) alle lusinghiere vendite dell'homevideo, ora sulla scia dei positivi feedback "Oltrarno" arriva in sala: si parte dal Politecnico Fandango di Roma e dal Mexico di Milano, per un tour che toccherà Torino, Venezia, Bologna e altre città. Prodotto con 50mila euro e distribuito in proprio dall'associazione culturale Navicellai, sostenuto dalla Mediateca regionale toscana e la provincia di Firenze, "Universale Cinema D'essai - dice Micali - ha due livelli: quello fiorentino, che coinvolge tutti i cittadini con più di 37 anni, e quello glocal, perché la sua storia è quella della progressiva marginalizzazione della cultura, con i cinema di città chiusi e soppiantati dalle multisale, che riguarda l'intero Paese".
Nato negli anni '50 al Pignone, il vecchio quartiere portuale di Firenze lungo l'Arno, poco fuori dalle mura del rione di San Frediano, agli inizi ospitò anche avanspettacolo, canzoni e teatro; poi, negli anni '70, divenne soprattutto un luogo per stare insieme, fare Movimento e fumarsi due canne in santa pace - si fa per dire - con "la certezza che ogni sera sarebbe successo qualcosa", come ricorda uno spettatore: "Poi arrivarono gli '80, un'età d'oro per Firenze - aggiunge Micali - tra new wave e undeground, fino al crollo del muro di Berlino e la chiusura, la fine di un'epoca". 
Mentre il doc arriva in sala, Micali è già al lavoro su nuovi progetti: "Ne ho diversi, ancora da vagliare: uno spin-off dell'Universale per focalizzare la memoria storica a cavallo dei '50 e '70, oppure una sua trasposizione in fiction, sull'esempio di Guido Chiesa con Alice è in paradiso e Lavorare con lentezza, ma quel che più mi preme è ritornare a fare cinema politico".
Nel frattempo, il lascito di Cinema Universale D'essai: "Se un nuovo Universale non nascerà più, perché repressione e sorveglianza hanno ucciso quella libertà, spero che questo documentario possa spingere a riflettere criticamente sulle politiche culturali attuali".