Alla fine ha vinto il film forse più meritevole. Per la complessità dell'opera, per la profondità con cui, dal particolare (un villaggio sperduto in Anatolia) riesce a tirar fuori l'universale delle dinamiche dell'animo umano. Un film, Winter Sleep del turco Nuri Bilge Ceylan (habitué di Cannes, già forte di due Grand Prix e un premio alla regia), che si riappropria della maestosità di certi romanzi ottocenteschi e che "parla" al cinema, con il cinema, senza mezzi termini, senza mai scendere a compromesso. Una "visione di sacrificio", certamente, un sacrificio necessario però, quando si tratta di opere contro le quali anche il tempo non potrà nulla.

Contro ogni pronostico della vigilia (anche nostro...), invece, rimane a bocca asciutta il film-mondo di Naomi Kawase, Still The Water: vuoi vedere che l'averlo (auto)definito "il mio capolavoro" non abbia portato così bene alla regista nipponica? Che, va detto, realizza un'opera di grandissimo respiro, dal fascino indiscutibile, ma forse troppo "lontana" dal cuore di una giuria che, troppo spesso in questi giorni, è stata dai vari organi di stampa - forse a torto - identificata esageratamente con il suo presidente, Jane Campion. Dimenticando che magari qualcosina da dire l'avrebbero avuta anche i vari Nicolas Winding Refn, Willem Dafoe, Carole Bouquet e Sofia Coppola. Oppure, la cosa a cui non pensa mai nessuno: se un film è molto simile alla "poetica" di chi lo deve giudicare, è probabile che quel film venga in qualche modo tenuto "a distanza", sentito talmente tanto da generare una sorta di rimbalzo, di allontanamento.

Chi scrive, ad esempio, era convinto che un film come Clouds of Sils Maria di Olivier Assayas (in due parole: una profonda riflessione sull'essere attrice), oltre che bellissimo, potesse in qualche modo colpire una giuria formata da 5 donne e da 5 attori/attrici. E' evidente che sia accaduto il contrario. E allora ecco che torna in alto il realismo magico di Alice Rohrwacher e del suo (bello) Le meraviglie ("Vedendo il film ho pianto", dice il giurato Nicolas Winding Refn. Qualcuno l'avrebbe mai potuto immaginare?!?), che porta a casa il Grand Prix (premio, lo ricordiamo, che da statuto viene assegnato al film "che mostra maggiore originalità o spirito di ricerca"), o il classicismo di un film tremendamente moderno e al tempo stesso "antico" dell'ottimo Bennett Miller, premiato per la regia di Foxcatcher, esaltato da una prova attoriale straordinaria grazie a Steve Carell, Channing Tatum e Mark Ruffalo. Troppo difficile premiarli tutti, forse, e dunque il premio per il migliore attore va all'altro interprete "caldo" della vigilia, il Timothy Spall chiamato da Mike Leigh a riportare in vita (sullo schermo), la genialità, l'irriverenza e la "bruttezza" del grande pittore britannico in Mr. Turner. Sul fronte femminile, qualcuno l'aveva ipotizzato, ma i rumors più forti volevano Marion Cotillard (Two Days, One Night dei Dardenne, clamorosamente rimasti fuori dal palmares...) e Juliette Binoche (Clouds of Sils Maria) litigarsi, per la Francia, il premio per la migliore attrice, che invece è andato alla trasgressiva, disturbante interpretazione di Julianne Moore nel Maps to the Stars di David Cronenberg.

L'unico ex aequo che la giuria si è riservata è altamente simbolico, invece: da una parte "l'esperimento" 3D dell'83enne Jean-Luc Godard (Adieu au langage), dall'altra il cinema 1:1 e 2.0 altamente d'acchiappo e vagamente ruffiano del giovanissimo, 25enne, Xavier Dolan (Mommy). Come a dire: il vecchio e il nuovo che si escludono a vicenda... Entra infine nel palmares, seppur dalla porticina più piccola (migliore sceneggiatura), la commedia apocalittica del russo Andrey Zvyagintsev, che con Leviathan, qualche giorno fa, aveva convinto molti di poter ambire alla Palma d'Oro.
Come ogni anno, comunque, i festival (e con loro i premi) vanno, restano i film. E per quanto riguarda il nostro "orticello", l'Italia, al momento in cui scriviamo la Bim di De Paolis ha già in sala Le meraviglie, oltre ad aver acquisito Foxcatcher e Party Girl (vincitore della Camera d'Or per la migliore opera prima); la Adler Entertainment ha in sala Maps to the Stars di Cronenberg, la Good Film ha comprato Mommy di Xavier Dolan e la Academy Two Leviathan.

La Palma d'Oro, Winter Sleep, ancora non ha distribuzione. Ammesso che prima o poi la troverà, quale esercente "adotterà" questo bellissimo sonno invernale, dalla non semplice durata di 3 ore e 16 minuti?