"Se non ci fosse stata la RAI, che avrebbe fatto il cinema italiano?" E' l'emblematico sottotitolo che accompagna il documentario If... realizzato da Paolo Aleotti e presentato oggi - alla presenza di Gianni Amelio, Pupi Avati, Cristina Comencini, Giuliano Montaldo, Roberto Faenza, Giuseppe Piccioni e Vittorio Taviani - al Museo del Cinema di Torino, in occasione dell'inaugurazione della retrospettiva "Cavalcarono insieme - 50 anni di cinema e di televisione" curata da Alberto Barbera. Prodotto da Raitre per festeggiare il Cinquantenario della televisione italiana, If... (destinato a diventare un dvd) ripercorre, in 60 minuti, il lungo rapporto di collaborazione che negli anni ha legato la storia del nostro cinema a quello della Rai, attraverso filmati d'epoca, anche inediti, ricavati dalle Teche della tv pubblica e interviste ai protagonisti di ieri e di oggi, da Ermanno Olmi a Bernardo Bertolucci, Liliana Cavani, Giuseppe Tornatore, i fratelli Taviani, Francesca Archibugi, Edoardo Winspeare e Eros Puglielli. "Quando nacque, la televisione contribuì alla crisi che colpì il cinema italiano in quegli anni  - racconta Aleotti - ma questo scontro si trasformò ben presto in incontro. Come sottolinea lo stesso Olmi ironizzando sul genere delle parole tv e cinema, a un certo punto la tv capì che doveva sposarsi con il cinema". Il documentario ricostruisce cronologicamente "cinquant'anni di cavalcata comune" a partire dalla prima produzione Rai per il grande schermo, Francesco d'Assisi di Liliana Cavani nel 1966, all'Oscar vinto con Nuovo cinema Paradiso nell'89 fino alla nascita nel 2000 di RaiCinema. "Quello tra la televisione pubblica e il cinema - spiega Aleotti - è sempre stato un rapporto molto proficuo e lo testimoniano, nel filmato, Marco Bellocchio e Bertolucci, che raccontano come, grazie alla Rai, abbiano avuto la possibilità di raggiungere un pubblico di 10 milioni di spettatori in anni in cui per loro, registi di contestazione, era assolutamente sbagliato fare cinema commerciale". Ma se da una parte la televisione ha favorito la cosiddetta "politica degli autori" finanziando le opere dei grandi maestri, dall'altra ha sostenuto, e aiuta ancora oggi, i giovani talenti come Tornatore, Nanni Moretti, Carlo Mazzacurati, Daniele Luchetti, Giuseppe Piccioni, Silvio Soldini, Alessandro D'Alatri e, più di recente, Eros Puglielli e Marco Ponti. "Se non ci fosse stata la Rai avrei probabilmente fatto un altro lavoro" racconta Pupi Avati che poté girare il suo primo film grazie all'incontro con un dirigente Rai che credette in lui. "Negli anni l'interesse della televisione verso il cinema si è spinto anche oltre i confini nazionali - continua Aleotti - e si è rivolto a registi come Michalkov, Tarkovskij, Angelopoulos". Con l'avvento delle tv commerciali, "la Rai è stata costretta ad adeguarsi al cambiamento e a dirottare il suo interesse verso un tipo di cinema in grado di coniugare la qualità alle esigenze di audience, quel cinema - prosegue l'autore - rappresentato da autori come Gabriele Muccino e Mimmo Calopresti". Poi è nata RaiCinema "e da quel momento la televisione pubblica ha cominciato ad occuparsi non solo di produzione ma anche di distribuzione". Tra gli spezzoni inediti contenuti nel documentario una vera chicca arriva con Roberto Benigni, mostrato agli esordi della sua carriera in Ladra di sogni, cortometraggio comico diretto per la televisione da Fiorella Infascelli e andato in onda nel 1978 su Raidue. If... sarà trasmesso entro la fine di ottobre su Raitre.