A Castiglione Cinema 2019 RdC Incontra, in occasione della proiezione di C’è Tempo (2019), il regista ed ex politico Walter Veltroni ha incontrato il pubblico del Festival, intervistato dal giornalista de La Stampa e penna della Rivista del Cinematografo Gianni Riotta.

I due, ormai, si conoscono da tempo: “Nel 1995 Walter Veltroni, allora direttore Unità, mi chiamò per fare un’intervista sulla cultura di Internet!” dichiara Riotta. “E la facemmo via internet!” conclude Veltroni, scherzando. “Eravamo agli albori della rete, ma già preannunciava una rivoluzione”.

Il tempo di poche battute, e già si torna a capofitto nei temi sociali e filosofici del film con Stefano Fresi. “È un film dove non parli mai di politica, ma c’è l’Italia per com’è, piena di contraddizioni. Una storia ideale in un paese reale” dichiara Riotta.

“Il mio riferimento era la commedia all’italiana di Monicelli, Risi, Scola e così via. Anche loro, apparentemente, non parlavano di politica, ma dentro quei film c’è un significato profondo. Il sorpasso, ad esempio, è essenziale per capire l’Italia degli anni ’60. E C’è tempo, come la commedia all’italiana, ha un doppio registro, comico e poetico-drammatico”.

E continua il parallelo: “Il fatto che Stefano sia un precario, è perché la vita di tutti noi si è fatta improvvisamente precaria. Se racconti troppo astratti diventano favola, e altri troppo realistici diventano cronaca, nello spazio tra le due cose si posiziona il mio cinema”.

Riotta, a questo punto, commenta la tendenza di cinema e serie TV a adottare la cifra stilistica del cattivo, l’antiprotagonista. “Il tuo film”, commenta invece, “racconta la vita delle persone normali, valorizza la quotidianità”.

“In questo momento” risponde Veltroni “pur definendo la storia ‘buonista’, è qualcosa di rivoluzionario. L’iconoclastia ormai non è più raccontare la cattiveria, ma il contrario. Nella vita di ognuno di noi non c’è il pollice giù o in su, ma la ricerca delle soluzioni. Il pollice in giù o in su è la più terribile delle cosiddette innovazioni, dato che esisteva già al Colosseo. Se non ci ribelliamo a quest’odio, siamo finiti”.

Sui tempi recenti di odio e divisioni, l’ex politico commenta: “Unire è molto più difficile che separarsi. La scissione è una forma di presunzione: si pensa di avere ragione e non si vuole ascoltare l’altro. Ma la grandezza di una famiglia che condivide dei valori è quella di riconoscere le differenze altrui e saperci convivere”.

Sono parole che centrano in pieno lo spirito di Castiglione Cinema, su questioni affrontate anche nel precedente incontro con Fariborz Kamkari e Phaim Buiyan.

Sul film interviene anche Davide Vecchi, Direttore del Corriere dell’Umbria che si dice “molto colpito da C’è tempo, pellicola piena di rimandi registici, operati in maniera intelligente e ironica. Basti pensare al primo lavoro di Stefano (osservatore di aquiloni, ndr), ma ancora di più al secondo: manutentore di uno specchio del comune piemontese di Viganella, che riflette la luce solare sul paese”.

“Mi sono divertito a riempire il film di piccoli omaggi” risponde Veltroni, “Circa 56 piccole citazioni. Ho voluto dire dei ‘Grazie’ a chi mi hanno fatto amare il cinema”. E conferma: “La storia dello specchio di Viganella è autentica. Di solito, quel che sembra meravigliosamente inventato è sempre vero”.

Interrogato sui suoi prossimi progetti, il regista accenna a un libro e a un nuovo film, in fase di sceneggiatura. Il saluto col regista, quindi, è soltanto un arrivederci.