A Castiglione Cinema 2019, in occasione della proiezione di Camorra, documentario sul sistema di malavita napoletano tra gli anni ’60 e gli ’80, Francesco Patierno ha incontrato il pubblico presente in sala, introdotto dal giornalista e critico cinematografico Valerio Sammarco.

L’autore si dimostra subito categorico sulla definizione della pellicola: “Io la chiamo film. Non faccio distinzione tra film e documentari. Scrivo una sceneggiatura, con una drammaturgia cinematografica. Poi, a seconda del budget, opto per un film di fiction o recupero materiale di repertorio, adattando le immagini al mio racconto”.

Un metodo che, in questo particolare caso, ha incontrato il favore di Rai Cinema, produttrice del film. “Mi sono sentito come un bambino in un negozio di caramelle: avevo a disposizione tutto l’archivio delle Teche Rai. Non tutti sanno che il materiale di repertorio costa moltissimo, per cui di solito impone grandi limiti, ma non stavolta”.

Ciononostante, si è concentrato su un periodo specifico nel documentario. Perché?

“L’immaginario degli ultimi dieci anni” risponde Patierno, “è stato occupato da Gomorra: libro, film e serie TV. È un racconto di qualità ma, a mio parere, la serie è diventata finzione. E la conoscenza degli spettatori su questo fenomeno è andata di pari passo con la televisione. Io, avendo vissuto quegli anni, sapevo che quel racconto non corrispondeva alla realtà. Senza nessun tipo di polemica, con Camorra volevo ristabilire una ‘mia’ realtà e restituirla allo spettatore”.

Al Festival di Cannes abbiamo visto in anteprima Diego Maradona, il documentario di Asif Kapadia sulla leggenda del calcio e sui suoi sette anni a Napoli. La forte suggestione che il film lascia è che il calciatore si sia lasciato trascinare da quel tipo di sistema. Cosa ne pensa Francesco Patierno?

“Sono nato e cresciuto, ho studiato e mi sono laureato lì: è un posto dove la linea di confine tra legalità e illegalità è invisibile. Per tutti, non solo per chi delinque. Chiaramente, neanche un personaggio come Maradona poteva vedere quella linea. E Napoli, come altre città, permette di abbandonarsi a questa indistinzione”.

Camorra è un documentario che non usa solo le immagini, ma anche suono e musica: vanta infatti la partecipazione di Meg, cantautrice ed ex cantante dei 99 Posse, come voce narrante.

“Da subito avevo capito di volere la voce di una cantante, non la solita voce narrante. Volevo un cantato-parlato alla maniera di alcuni rapper americani, come Kendrick Lamar. E ho pensato subito a lei”.

Per quanto riguarda, invece, il futuro?

“È in arrivo un ritorno all’ennesima potenza ai temi del mio primo film, Pater Familias, sebbene si tratterà di qualcosa di molto diverso. Ma, per così dire, mi sto gettando in questo progetto a briglia sciolta. Sarà un film molto potente, che mi coinvolge molto, di cui posso anticipare il titolo: L’ubbidienza”.