Tanto cinema, il recente ritorno al teatro, per Sergio Castellitto è un momento d'oro. Ha appena finito di girare in Cina La stella che non c'è di Gianni Amelio, liberamente tratto dal romanzo di Ermanno Rea La dismissione, e Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio, entrambi in uscita l'anno prossimo. Attualmente è in giro per l'Italia con sua moglie, la scrittrice Margaret Mazzantini, in una tournée teatrale unica nel suo genere: la coppia è protagonista di Zorro un testo a due voci, nato come monologo nel 2002, rimaneggiato dalla scrittrice per l'occasione, e che presto diventerà un film diretto dallo stesso Castellitto. È la storia di un uomo che vive ai margini della società insieme al suo cane, metafora della solitudine e di uno stile di vita randagio. I due hanno incantato nella prima nazionale il pubblico del teatro di Genova, lo stesso dove venti anni fa si innamorarono, recitando insieme per la prima volta in Tre sorelle di Checov. Ora si preparano a calcare le scene a Pistoia e poi a Roma dal 26 ottobre. Di questo e di altro ancora abbiamo parlato con l'attore e regista.

Si vocifera che nella versione cinematografica di Zorro il ruolo di protagonista potrebbe essere interpretato da George Clooney, è così?
Era un'ipotesi venuta fuori per caso. Qualche giorno fa si è creato un simpatico botta e risposta con Clooney che mi ha definito il Robert De Niro italiano. Nel contempo, io e Margaret avevamo pensato proprio a lui come protagonista del nostro film. L'idea partiva dal fatto che secondo noi per incarnare Zorro sarebbe perfetto un attore americano, bravo e piacente. Tuttavia, alla fine, credo che sarò io a fare la parte del protagonista. La sceneggiatura, invece, la scriveremo a quattro mani con Margaret. Racconterà di un uomo che, dopo una dolorosa separazione da sua moglie e dagli affetti della sua famiglia, decide di mollare tutto e vivere da barbone sulla strada. Lì ritrova una serie infinita di rapporti umani.

Ci parla un po' della La stella che non c'è?

Nel film di Amelio interpreto, al fianco dell'attrice cinese Zing Thou, Vincenzo, responsabile di un impresa siderurgica. Per lavoro decide di partire per la Cina per controllare un impianto che poi si rivelerà nocivo. Vincenzo è un idealista, ma nel senso buono del termine. È una persona dotata di un profondo senso del dovere e che ha una sua morale fatta di principi in cui crede fermamente e a cui si sente molto legato. Proprio per questo va in Cina, perché si accorge che la macchina che l'azienda per cui lavora sta vendendo in oriente ha un'anomalia che può rivelarsi pericolosa. In quel Paese il mio personaggio vive un'esperienza di vita molto intensa.

Com'è la Cina vista con gli occhi di un'artista?
È un paese enorme, e soprattutto pieno di cinesi… Credo che in Cina ci siano delle condizioni economiche, politiche e culturali particolari, che influenzeranno per molto tempo lo stile di vita italiano e occidentale in generale.

E cosa ci dice del protagonista del Regista di matrimoni?
E' un regista in difficoltà. Il film racconta un momento della sua vita caratterizzato da una forte crisi di creatività. È un'esperienza umana di viaggio sia fisico che psichico, attraverso la quale il regista cercherà di ritrovare l'ispirazione artistica. Ho già lavorato con Bellocchio, è un regista intenso, mai banale. Mi trovo molto bene con lui".

Com'è stato tornare a teatro dopo vent'anni a fianco di sua moglie?
È stato molto emozionante tornare con lei sul palco, abbiamo un'intesa eccezionale che ci aiuta nel lavoro. Nella nostra vita l'aspetto privato e quello professionale hanno sempre viaggiato di pari passo, sono due sfere che si compenetrano perfettamente. Abbiamo lavorato insieme anche al cinema in Non ti muovere e ancor prima nella commedia Libero Burro. Margaret non recitava a teatro da 10 anni, ora la sua vita è tutta incentrata sulla scrittura che è la sua vera vocazione. Infatti, sta già lavorando a un nuovo libro. Io invece, dopo la tournee di Zorro mi prenderò una pausa, gli unici impegni saranno legati alla promozione dei due film che ho girato.