(Cinematografo.it/Adnkronos) Dalla sua infanzia in provincia di Milano, accanto alla famiglia Sforza, fino alla sua morte, in solitudine, sulla spiaggia di Porto Ercole. E' Caravaggio, la fiction presentata oggi al RomaFictionFest sulla vita e l'arte di Michelangelo Merisi. L'artista, interpretato da Alessio Boni, è un Caravaggio bandito, che si accosta all'omosessualità e a Mario Minniti (Paolo Briguglia), definendo ciò che prova "l'amore degli amori", che finisce in galera più volte a causa del suo acceso temperamento e del rapporto con Fillide (Claire Keim), prostituta immortalata in molti dei suoi quadri, che lotta per Lena (Sarah Felberbaum), altra musa a cui si ispira, contro Ranuccio Tomassoni (Maurizio Donadoni). E che viene travolto dalla sua stessa inquietudine nonostante la protezione di Costanza Colonna Sforza (Elena Sofia Ricci) e del Cardinal Del Monte (Jordi Mollà), grazie ai quali riuscirà a far valere la sua arte. Una coproduzione Titania-Rai Fiction, Gmt Productions, Institut del Cinema Català Eos Entertainment, prodotto da Ida Di Benedetto e Stefania Bifano con la regia di Angelo Longoni, il premio oscar per la cinematografia, Vittorio Storaro e la sceneggiatura di James H. Carrington e Andrea Purgatori. "Un personaggio che parla di contemporaneità dando una visione moderna della pittura". Con queste parole Agostino Saccà, direttore di RaiFiction, ha aperto la presentazione di Caravaggio, fiction attesa sulla prima rete della Rai in autunno. Un lavoro di cui il regista Angelo Longoni ha detto: "Dà una visione di grande contestualizzazione del personaggio", riferendosi ai lavori cinematografici che lo hanno preceduto come Caravaggio di Jarman, un film visionario che descrive il mondo interiore del regista". "E - ha proseguito Longoni - quello interpretato da Gian Maria Volontè, un drammone girato tutto in studio che trattava l'argomento in modo molto pudico".
Ognuno sembra avere un legame particolare con Caravaggio. Vittorio Storaro, ha raccontato: "Vent'anni fa entrai in una piccola chiesa, vidi La vocazione di San Matteo, e nessuno, alla scuola di Cinematografia, mi aveva ancora parlato di Caravaggio". "Cio' che lui è riuscito a raccontare con la pittura - ha sottolineato - io avrei voluto farlo con il cinema. Ida Di Benedetto mi ha dato l'occasione di capire la luce e l'oscurità di Caravaggio. Mi sono posto di fronte a lui come un analista per capire, attraverso la pittura, l'essere umano". Alessio Boni, dal canto suo, ha confessato molte "coincidenze" che lo hanno accomunato all'artista interpretato sullo schermo. "E' la prima volta che interpreto un personaggio realmente esistito - ha detto l'attore - non puoi vivere un'esperienza del genere senza conoscerlo a fondo e poi ci sono state molte coincidenze: ho girato la scena della morte del Caravaggio a 39 anni e lui a 39 anni è morto; lui aveva un fratello sacerdote e anche io, Orazio Costa è il nome del commerciante a cui vendette la sua prima opera e Orazio Costa è anche il nome del mio insegnante all'accademia d'arte drammatica. Fino alla fine mi sono sentito meglio negli abiti del '600 che in jeans e scarpe da ginnastica". In onda in due serate, Caravaggio, ha alle sue spalle un lungo lavoro: "Abbiamo scritto 10 stesure di sceneggiatura", ha sottolineato Andrea Purgatori: "C'e' stato un lungo studio del linguaggio per trasformare quello dell'epoca in uno comprensibile oggi, abbiamo incontrato chi, come noi ha amato il Caravaggio, tra cui Claudio Strinati, per poter raccontare la sua storia: la storia di un uomo che ha vissuto per la libertà".